Di nuovo, è un po' che non scrivo sul blog. Non che io non lo controlli ogni tanto o che non legga i commenti, semplicemente mi mancano quel po' di tempo e concentrazione necessari per recensire alcunché. Facciamo che quest'oggi mi ritaglio una mezzoretta e metto forzatamente in moto un paio di neuroni, così riesco a scrivere qualcosa prima di darmi allo studio più nero.
Dicevo, mesi fa, che ci sono i libri che ti segnano l'infanzia, no? Quelli che non dovrebbero mancare dalla libreria di una bambina. Quelli che ti si premono addosso, che alcune frasi ti si tatuano in testa e non se ne vanno più.
(Uomo nero, uomo nero, sto sognando o è tutto vero?)
(Invernaio!)
(Saluta la Signora!)
Ecco, questo libro in particolare, secondo il mio modestissimo parere barbaramente sottovalutato, io non l'ho affatto letto da piccola. Quando quella che è stata una mia cara amica me l'ha prestato, dovevo avere almeno diciassette, diciotto anni. Forse di più. Eppure l'ho divorato dalla prima all'ultima pagina in un unico, bruciante boccone, semi-sdraiata sullo stesso divano che mi aveva visto nutrirmi di 'La figlia della Luna'.
Si tratta di 'Strega come me', di Giusi Quarenghi, edito da Giunti Editore nel 1997. Sarà anche che adoro le storie ambientate nei collegi di magia, ma mi domando cosa aspetti la Giunti a pubblicizzarla e ripubblicarlo. È un gioiello, basterebbe una piccola spinta per dare a quest'opera il successo che merita.
Ora, la trama.
Caterina viene mandata, dopo tante proteste da parte della madre, in vacanza a casa del nonno, in campagna, dove trova il vecchio diario della defunta 'nonnastra'. E questa è la cornice. La vera storia è nel diario della nonnastra, il cui nome è Guia Esperia, giovanissima strega che viene mandata a studiare in una prestigiosa scuola di magia.
Vorrei precisare che non si tratta di un young-adult o un romance o un romanzo gotico. No, è proprio un libro per bambine, che parla la lingua dell'infanzia e gioca con la sua magia intrinseca. Leggendolo ci si ritrova a guardare il mondo con gli occhi di Guia e ci si ricorda, anche se per poco, com'era quando eravamo piccole, quando bastava volere una cosa per crederla vera, quando non ci vergognavamo di ballare in giardino sotto gli occhi dei vicini, quando prendevamo gli scatoloni vuoti e li trasformavamo in castelli, quando uno o due alberi diventavano la casa dei folletti e avevamo sempre in bocca parole magiche e incantesimi. Giusi Quarenghi, in quest'opera sei ad un passo da Diana Wynne Jones.
È un libro dolce, divertente, delicato. In certi punti lascia dei graffi, delle piccole abrasioni, delle punture, ma non troppo profonde. Perché Guia, dopotutto, non si trova granché bene in quella scuola. Rigidi regolamenti, maestre dure e chiuse, punizioni, piccole angherie e sberleffi. La bambina arriva in quella scuola nell'anno in cui il corpo docenti si divide in due diversi schieramenti, i buoni e i cattivi, le maestre con la mente aperta e quelle con la mente serrata. La preside ne porta i segni sul volto: quando è schierata coi 'buoni' il suo viso è mobile, imprevedibile, grottesco; quando è schierata coi 'cattivi' il suo viso si gela, diventa normale, insipido, fermo.
Guia Esperia supera prove, s'inimica la strega Tilla, sogna e gioca, conosce Dorotea, compagna di scuola misteriosa e taciturna, con la quale instaura un rapporto strano, ambiguo, forte come sanno essere le amicizie a quell'età. Qua e là alcuni spunti simpatici, ricette disgustose e punizioni in rima, a ricordarci che dopotutto è un libro dedicato all'infanzia. Non rivelo come finisce, non rivelo cosa accade nel mezzo. Mi vorrei giusto lamentare del fatto che in casa non lo trovo proprio e vorrei proprio sapere a chi diamine l'ho prestato, visto che in periodo d'esami sento proprio il bisogno di rileggermelo...
In sostanza, un'opera fantastica, in tutti i sensi. Se avete sorelline, nipotine, cuginette, fate un atto d'amore e regalateglielo. Poi fregateglielo e leggetevelo voi.
Ora che ci penso, volevo anche lamentarmi – ovviamente, ne ho sempre una. È il 'mugugno' ligure. Se tutto va bene, noi stiamo male – di una cosa che ho osservato ultimamente, da quando ho cominciato a tenere il blog e mi sono soffermata con più attenzione sulle altrui recensioni su Anobii. Ogni lettore ha gusti tutti suoi e personalissimi e capita che a certe persone possa non piacere un libro, per quanto geniale, osannato, originale, ben scritto. Si tratta di gusti, non li si può analizzare oggettivamente. O meglio, si può ma non si risolve nulla. A me non è piaciuto 'Guida Galattica per Autostoppisti', questo non perché il libro non fosse meritevole, ma semplicemente perché non fa per me. Non è il mio genere, mancano – volutamente, non si tratta certo d'incapacità dell'autore – quegli elementi che servono a un libro per appartenermi. Capita. Per questo, su Anobii, non l'ho votato. Non essendo 'per me', non avrebbe avuto senso. Sarebbe come se un estimatore di arte figurativa volesse dire la sua su un Mondrian o su un Pollock senza saperne nulla. Non si può, no? Invece vedo che tantissimi utenti hanno il vizio di dare voti scarsissimi a opere oggettivamente meritevolissime solo perché non fanno per loro, perché non le capiscono, perché non gli piacciono. Non so. È capitato anche a me di dare giudizi pesantissimi e velenosi su certe opere, non tanto perché non mi sono piaciute, ma perché le ho trovate manchevoli, vuote, avvizzite, pubblicate sull'onda di una moda del momento in assenza della quale una casa editrice non le avrebbe mai prese in considerazione. Passerò prima o poi anche a queste turpi opere, anche se finora mi sono limitata a scrivere di ciò che ho amato. Ma verrà anche il loro turno.
Comunque, il solo fatto che un libro non piaccia a un determinato lettore non basta a renderlo un cattivo libro e vorrei che tanti Anobiiani lo capissero. Lo so, sto facendo di nuovo comizi da grande maestra saggia e illuminata. È più forte di me. D'altronde non posso mica scrivere in privato a tutti gli utenti di Anobii che ritengo farebbero meglio a infilare le dita nel frullatore.
Tornando a Strega come Me, leggetelo. Adoratelo. Divoratene le pagine, accarezzatele da parte mia, vogliate a Guia Esperia il bene che le voglio io. Dedicate un sospiro d'amore alla Quarenghi per quello che vi ha donato.