Il flagello degli aspiranti scrittori: l'editoria a pagamento

Putiamo caso.
Siete degli aspiranti scrittori. Credete ciecamente nella vostra opera e siete convinti sia un capolavoro che vi catapulterà nell'Olimpo degli scrittori, che ne verrà tratto un film, che cenerete col vostro autore preferito, che verrete intervistati da Letterman, che in poche settimane venderete milioni di copie. Siete scrittori e credete in voi. Va bene. È giusto così.
Ovviamente, una volta finito il vostro proto-libro, cominciate a spedirlo a una miriade di case editrici, a tutte quelle di cui riuscite a trovare l'indirizzo, magari senza fare troppo caso a quanto recitano i siti, senza sapere nulla delle loro pubblicazioni, senza informarvi affatto sulla loro reputazione o sui tempi di attesa necessari per ottenere una risposta. Trovate l'indirizzo e spedite, trepidanti, il battito cardiaco che accelera ogni volta che cliccate il tasto 'Invia'. Vi tremano le mani, le sentite gelide e sudate sulla tastiera. Credete in voi, ma siete ansiosi.
Attendete con angoscia e aspettativa la risposta. Passate le giornate a scrutare la vostra casella di posta elettronica, la controllate ogni volta che passate davanti al computer, fosse anche per andare in bagno. Eppure, non vi informate. Basterebbe cercare qualche sito dedicato alla scrittura e porre un paio di semplici domande. Chiedere quanto si debba attendere, quali possano essere dei termini contrattuali accettabili. Magari potreste rileggere l'opera che avete spedito troppo in fretta e accorgervi dei madornali errori che vi sono sfuggiti.
Ma no, continuate ad aprire e chiudere Hotmail senza degnare della minima attenzione il resto del web.
Poche settimane dopo vi arriva una mail. Riconoscete il nome di una delle migliaia di case editrici che avete contattato. Che solerzia, che professionalità! E, giubilio! La vostra opera è speciale, è pubblicabile, perfettamente in linea con le loro linee editoriali. E voi, voi siete dei geni! Degli artisti! Dei talenti! Il cuore fluttua beato in un oceano di petali di rosa e morfina.
Poi scorrete la mail fino in fondo. E trovate l'inaspettata richiesta di contributi di pubblicazione. Oppure quella stessa voce sarà cammuffata dall'obbligo dell'autore di acquistare tot copie della propria opera a prezzo vantaggioso.
Il vantaggioso prezzo di solito varia dai 400 ai 4000 euro. A volte di più.
Ma voi siete artisti talentuosi, la vostra opera sarà un successo e l'editore è certo che riuscirete a piazzare in men che non si dica le vostre copie, grazie anche all'aiuto di una promozione degna di Stephen King.
Beh, in questo caso, dopotutto, si tratta di un investimento sicuro e lungimirante...
Vero?
No! E voi siete stati truffati.
Buongiorno a tutti, di nuovo. Quest'oggi il sole brilla, le temperature s'innalzano e i gatti sono più tranquilli del solito. Il che in teoria avrebbe dovuto lanciarmi verso una giornata di tenui sorrisi e discreto buonumore. Ma visto che negli ultimi giorni mi sono trovata chissà come a non aver mai tempo di scrivere alcunché di serio, ho deciso di approfittare di questa giornata mite e gioiosa per avvelenarmi il sangue, dando la mia personalissima interpretazione su un fenomeno che ho recentemente scoperto e che, se devo essere sincera, mi ripugna un po'.
Se ancora non si è capito, questo è un post sull'editoria a pagamento.
Tale sistema turpe e abietto l'ho scoperto solo da poco, da quando ho cominciato a visitare un forum che consiglio spassionatamente a chiunque abbia ambizioni letterarie. Trattasi del Writer's Dream, porto in cui ormeggiano genti capaci e competenti che si scambiano consigli e critiche costruttive, in attesa di salpare verso gl'immaginifici Lidi della Pubblicazione. O forse sono tornati nel porto a fare rifornimento, dopo la lunga traversata.
Ok, basta pensare ai pirati. Torniamo seri.
Do per scontato che tra voi ci siano aspiranti scrittori. Ecco, ve ne prego, informatevi a dovere prima di firmare un contratto che vi obbliga a sborsare centinaia o migliaia di euro. Una casa editrice a pagamento non fa soldi grazie alla vostra opera, non ha interesse a venderla né a promuoverla. Venderete qualche copia ad amici e parenti e poi vi ritroverete con della sabbia umidiccia e un sogno infranto tra le mani. Le case editrici a pagamento guadagnano su di voi, sulle vostre aspirazioni, sulla vostra ingenuità. E so che molti si sentiranno insultati dalla mia insistenza, magari vi direte 'Ma per chi mi ha preso? Son mica un pirla.', ma c'è così tanta gente sprovveduta che ci casca che non posso esimermi dal mettervi in guardia. Avvertirne cento per salvarne uno.
Pubblicherebbero qualsiasi cosa, perché non sono loro a sostenere i costi della pubblicazione, ma voi. Loro non ci rimetteranno mai nulla. Voi pagate tutti i costi per poi lasciar loro buona parte degli introiti di quelle già modeste vendite. Non ha importanza cosa spedite. Può essere una raccolta di poesie, di ricette, di ricordi, di racconti. Può essere un miscuglio sconclusionato di voci di Wikipedia e articoli di blog. Vi arriverà la solita mail entusiastica, perché non aprono gli allegati.
Perché ne sono tanto sicura? Perché c'è chi l'ha fatto, la creatrice del forum di cui parlavo poc'anzi. Ha preso spezzettoni di articoli dalla rete, li ha messi insieme totalmente a caso e li ha spediti spacciandoli per un'opera in cerca di pubblicazione. Risposta standard.
Ora, non voglio farla troppo lunga, né apparire pomposa o arrogante. Non mi piace dire cose spiacevoli, odio fare la parte della cinica sentenziosa, detesto offendere le persone criticando negativamente le loro opere. Però sento anche il bisogno di essere totalmente sincera, in ogni ambito e di fronte a chiunque. Soprattutto quando si parla di libri.
Io ritengo che se un'opera viene rifiutata ripetutamente da ogni singola casa editrice cui viene inviata, grande o piccola che sia, deve esserci qualcosa che non va nell'opera stessa. Forse la trama non è originale come si pensava, forse i personaggi non sono abbastanza credibili, magari lo stile è acerbo, o il susseguirsi degli eventi sconclusionato. Possono essere tante cose. Di fronte a un simile uragano di rifiuti – e ribadisco, non parlo di un rifiuto da parte della Mondadori o della Rizzoli, parlo di case editrici piccole, modeste ma serie – l'autore dovrebbe domandarsi a cosa siano dovuti, riprendere tra le mani la propria opera, cercare i difetti, chiedere consiglio a gente competente e onesta, anziché affidarsi al proprio ego o ai ciechi complimenti di amici sensibili.
Certo, sto generalizzando. Ritengo che esistano anche opere d'indubbia originalità e qualità stilistica che però sono poco pubblicabili, per nulla commerciabili e magari vengono rifiutate per questo. In quei casi sta allo scrittore scegliere se ritoccare la propria opera o, magari, autoprodurla.
Ma l'editoria a pagamento è la peggiore tra le soluzioni possibili.
Io non ho fatto quest'esperienza, ma ci sono tanti e tanti aspiranti scrittori che si mangiano le mani per averla fatta, per esserci cascati, per la perdita di soldi, di fiducia, di tempo. Non date retta a me, ma ascoltate almeno loro. Cercateli e chiedete loro cosa si prova nel sapere che si è stati pubblicati solo per il denaro sborsato e non per la propria bravura.
Accludo un video che mi ha fatto ridere e indignare insieme, l'incontro tra la creatrice del Writer's Dream e un'esponente di una nota casa editrice a pagamento, in occasione di una tavola rotonda tenutasi al Salone del Libro di Torino nel 2010. E' un po' lungo e la prima parte è uno sproloquio insopportabile. Ma guardatelo fino in fondo.