Dexter il Devoto - Jeff Lindsay (e lamentele sparse, ma poche.)

Salve a tutti! Quest'oggi internet ha deciso di non funzionare, perciò è assai probabile che io posti questa recensione tra un discreto po' di tempo. Frattanto, mia sorella è tornata in Germania, io ho passato questi giorni a leccarmi le ferite e a lamentarmi postando video deprimenti su Facebook e nelle vicinanze di casa mia ha aperto una Feltrinelli. Cioè, non proprio nelle vicinanze, abito in Culandia e non avrebbe alcun senso aprire qui un qualsiasi esercizio commerciale. Tranne una sala giochi, ameno ritrovo di alcolizzati. Dicevo, la Feltrinelli è raggiungibile con meno di un'ora di autobus, quindi ho la possibilità di recarmici. Ammetto che sono un po' delusa, abituata alle Feltrinelli di Milano mi aspettavo almeno due piani di carta e meraviglie, invece... beh, comunque mille volte meglio delle altre librerie della zona, vediamo di accontentarci.
Era un po' che non mi lamentavo a caso su questo blog. Scommetto che la cosa non è mancata a nessuno, eh?
Comunque. Negli ultimi tempi ho finito di leggere 'Dexter il Devoto' di Jeff Lindsay, edito da Mondadori nel 2009. Onestamente? Sono abbastanza delusa. Le prime pagine mi avevano presa davvero, il modo in cui Dexter mi raccontava di sé e di quello che chiama 'Il Passeggero Oscuro' mi aveva convinta. Poi sono venuti a galla alcuni aspetti dell'opera che adesso andrò ad elencare che mi hanno lasciata un po' perplessa e dubbiosa. Tanto per cominciare – e di certo non è colpa di Lindsay – la traduzione. Mio. Dio. Espressioni tipiche e modi di dire tradotti letteralmente, manco avessero usato Google. L'esempio più eclatante è 'Abbiamo una situazione'. Per chi non lo sapesse, in America 'We have a situation' è traducibile più o meno come 'Abbiamo un problema'. Capite ciò che intendo? Oppure, più avanti, mi sono trovata davanti alla parola 'allocco'. Non l'uccello, l'aggettivo dispregiativo. Allocco? Non lo dice più neanche mio nonno. Mancavano giusto 'togo' o 'squinzia' e completavamo l'appassionante quadretto della mala-traduzione.
Ma andiamo avanti.
Tutti conosciamo la serie televisiva di Dexter. A me è piaciuta molto, anche se l'ho abbandonata alla terza stagione, un po' perché avevo da fare e un po' perché mi sono arrivati due spoiler di quelli grossi che ti rovinano la visione e sto ancora aspettando di dimenticarmeli. Certo, considerando che sono partita a leggere la serie dal secondo volume (il primo parrebbe essere 'Dexter il Vendicatore', sigh.) si potrebbe anche pensare che sia inutile che io mi metta a guardare ora il telefilm. E invece no. Libri e serie tv non c'entrano poi molto l'uno con l'altro. E in questo caso la serie tv prende a pugni i libri e ci si siede sopra senza alcuna fatica. Veramente. Mi spiace, Linsday, ma non ci siamo proprio.
Allora, Dexter stesso è il narratore, che per tutto il libro si vanta della propria arguzia e del proprio cinico sarcasmo, quando poi ci intrattiene con battute orribili di quelle che ti fanno ghiacciare il sangue nelle vene mentre ti ripeti 'No, non può averlo detto davvero. No. No.'
Una manfrina insopportabile, davvero. E io sono figo di qua e non ho sentimenti di là e che bello il sangue che zampilla e gli umani sono stupidi e io ho la mia maschera del vendicatore e fingo di avere una vita normale ma mi esprimo in un modo che anche un moccioso capirebbe che sono un serial-killer... l'avrei preso a randellate. Nonostante il libro fosse in prima persona, non ho provato alcuna simpatia verso Dexter, non sono riuscita a calarmici neanche per un secondo. Zero empatia. Giuro, tifavo per il 'cattivo'. E ricordo che ho provato empatia a palate con Lilin di 'Educazione Siberiana'. A ben vedere tendo a calarmi molto facilmente nel punto di vista dei vendicatori sanguinari in generale. Ma questo Dexter proprio no. Ripete troppe volte le stesse cose, si vanta e si bulla per tutto il tempo. È come quando sei al museo e vuoi davvero goderti in santa pace un bel quadro. Ti ci metti davanti, fai un bel respiro e cerchi di immergertici, poi arriva un custode e comincia a farti un elenco insapore di tutte le caratteristiche del quadro, della vita del pittore, dei suoi legami con altri artisti, il tratto, la pennellata, i colori... e tu vorresti solo essere lasciata in pace ad ammirare il quadro, che ormai non riesci più neanche a vedere come un'opera d'arte, ma quello continua. Ecco, per me la lettura è stata più o meno così. Anche perché io adoro quando gli scrittori riescono a farmi intuire i personaggi. Le loro storie, il loro carattere, le loro fissazioni... io non voglio che mi vengano esplicitate. Mi dà fastidio. Non c'è paragone tra l'autore che mi fa subodorare qualcosa e quello che me la spiega. A farmi sbuffare, in questo libro in particolare, è stato il modo in cui Dexter spiegava la sorella, che era praticamente una macchietta d'isteria e... e basta.
Ora, io apprezzo il fatto che Linsday abbia cercato di rendere la sorella di Dexter, Deborah, una donna forte e indipendente. Davvero, lo apprezzo. Però non ci è riuscito. Una tizia volgare e nevrotica che urla continuamente contro chiunque. Ma perché? Che ti ha fatto il mondo? Rilassati, beviti una tisana, pace e amore. Evidentemente, nel tentativo di farcela vedere come voleva che la vedessimo, ha esagerato. Per non parlare poi del fatto che Dexter non perde occasione di ricordarci che Debs è fatta così, è fatta cosà e fa questo in questo modo e, no, ma vi ho mai detto che Debs è così?
Quindi, tutto considerato, non so se consigliarlo. Ho letto recensioni positive, quindi a qualcuno dev'essere piaciuto. Non è totalmente dispiaciuto nemmeno a me, ho letto molto di peggio. La trama dopotutto è ben strutturata, la storia principale è abbastanza convicente... però non mi è piaciuto come è stata resa. Vedete voi. Io ho preferito di gran lunga la serie televisiva, la differenza tra quel Dexter e questo Dexter è abissale.
… sperando che internet torni a funzionare quanto prima, a presto.

(Per la mia gioia, l'Internet è tornato in vita abbastanza velocemente, giusto il tempo di rendersi conto che Pulce era riuscito a staccare il filo. Questo gatto è Satana.)