Scendere a casa di mia
madre è un po' come varcare una soglia spazio-temporale. Quando sono
qui il tempo mi scivola addosso come fosse aria, tutto rallenta o si
ferma e le ore perdono sostanza. Di norma mi ci vogliono tre-quattro
giorni per abituare le sinapsi a questo tempo-melassa, perciò
capirete la mia reiterata assenza dal blog. E dire che ultimamente
postavo con tanta costanza...
Ad ogni modo!
I pirati dell'Oceano
Rosso – Scott Lynch – traduzione di Anna Martini – Editrice
Nord, 2008
In realtà non posso
scrivere una vera e propria recensione di questo libro, neanche breve o 'poco impegnativa'. Finirei per
spoilerare di brutto quanto accade nel volume che lo precede, Gli
Inganni di Locke Lamora,
amorevolmente recensito qui. Eppure non potevo neanche tacere sulla
sua bellezza, sulla sua potenza. Voglio dire, è scritto in maniera
impeccabile e tradotto meravigliosamente. A tinte fantasy, ma non
troppo, che del fantasy classico c'è poco e nulla. L'amica che me
l'ha regalato – e che avrà sempre la mia gratitudine per questo –
ha scritto una piccola dedica, 'Donne pirata e gatti... cosa c'è di
meglio?'. E io sono ben d'accordo con lei. Ma segnalo, poiché devo,
quanto più adoro della scrittura di Scott Lynch, ovvero il fatto che
scriva anche di quanto non è necessario. Descrive non soltanto le
cadute, ma anche e soprattutto il doloroso tentativo di rialzarsi.
Non ha fretta, vuole raccontare per bene chi siano i suoi personaggi.
E ci riesce. E adoro i dialoghi. Il modo in cui i Bastardi
Galantuomini continuano a punzecchiarsi e prendersi in giro, sempre
in maniera così credibile e divertente. Ci sono delle scene che mi
hanno fatta scoppiare a ridere e altre che mi hanno fatta
sinceramente piangere.
Di
più non posso dire, se non che spero nell'ultima data annunciata per
l'uscita del seguito, The
Republic of Thieves,
che dovrebbe vedere la luce nel Settembre
del 2013. Speriamo.
Ma
posso dirvi una cosa? Che sconvolge anche me, eh. Attendo più questo
che il seguito delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco.
E io adoro le Cronache.
Tutte le famiglie sono
psicotiche – Douglas Coupland – traduzione di Alfredo Colitto –
Isbn Edizioni, 2012
Sono
passati un po' di mesi, da quando ho letto questa piccola perla,
eppure non ne ho mai parlato a dovere. Forse perché l'ho prestato
immediatamente a lettura ultimata o forse perché ho continuato a
rimandare. Sta di fatto che Coupland mi ha conquistata di brutto.
La
storia gira attorno alla famiglia Drummond. C'è il figlio debosciato
ma buono Wade, c'è la madre Janet, il padre Ted, cui la mezza età
ha stroncato le risorse cerebrali e che adesso sfoggia una moglie
giovanissima che però.... Ah, e poi c'è la geniale Sarah, la figlia
astronauta e nata senza una mano per colpa di alcuni farmaci presi
dalla madre durante la gravidanza. E c'è Bryan, il terzo fratello,
un depresso cronico suicidio-dipendente. E via così. Legami
familiari e droga, aids e sensi di colpa. Divertente, ma non solo. Quando l'ho comprato
credevo sarebbe stata una lettura un po' alla Palahniuk. Invece...
ecco, forse il concepire la storia è un po' alla Palahniuk. Però il
modo di trattarla e farla progredire è...
Oh,
ecco perché non l'avevo mai recensito. È difficile farlo. Io ve lo
consiglio. E aggiungo che ricordo di averne lodato la traduzione,
mesi fa, quindi non dev'essere affatto male. Recentemente è uscito
un altro libro di questo autore, sempre per la Isbn Edizioni,
Dio odia il Giappone. E sarà mio.