Ciò che non dovrebbe mai mancare dalla libreria di un bambino - La trilogia di Bartimeus di Jonathan Stroud
O
di una bambina, indistintamente. Però 'bambino' è più generico.
E
dunque, vi sarà chiaro ormai che sono nel pieno della sessione
estiva. Un ultimo sprint, pochi giorni e finalmente potrò prendere
una pausa dallo studio. Non vedo l'ora. Potrò finalmente passare
tutto il tempo che voglio a leggere. Ho sottomano libri che mi sono
premurata di non iniziare per non cadere nella psicosi da 'Finché
non l'ho finito non faccio altro'. Mi è anche balenata per la testa
l'idea di fingere che la sessione finisca qualche giorno più tardi,
così da avere una scusa accettabile per potermi chiudere in casa a
leggere per qualche giorno senza distrazioni esterne. Giorni e giorni
da passare in pigiama, con gli occhi che bruciano ma tanto possono
anche bruciare che gli esami sono finiti...
Sicuramente
ho dei problemi.
Dicevo,
la Trilogia di Bartimeus di Jonathan Stroud, edita da Salani e
tradotta da Riccardo Cravero. E sì, ne sto parlando come di un libro
per ragazzi, ma mi è stato prestato che ero al primo o secondo anno
di università. E quanto diavolo mi è piaciuto.
Ora,
io non ho il primo con me, il caso vuole ch'io l'abbia prestato.
Tutto bene, so dov'è. Però non è qui a guidarmi in questa
simil-vaga-recensione, visto che l'ho letto un bel po' di anni fa e
la memoria mi difetta. Sarà un post impreciso, ma sentito.
Il
protagonista e narratore è Bartimeus, un jinn, uno spirito a suo
tempo evocato da Salomone – e del loro rapporto si parlerà,
qualche volta – altamente ironico e incredibilmente orgoglioso. Il
fatto che il suo sarcasmo faccia da filtro a – quasi – tutto ciò
che è raccontato rende tutto meravigliosamente leggero e divertente.
Ma fino a un certo punto, perché dopotutto per Bartimeus l'ironia è
l'unica difesa contro il potere dei maghi, cui è dato di evocare i
jinn a proprio piacimento, disponendone senza limitazioni,
costringendoli anche con la tortura. È dai jinn che i maghi prendono
tutti i loro poteri, ma questo non vale a farli comportare con un
minimo di rispetto o compassione. Spiriti millenari dagli infiniti
poteri costretti a seguire ogni capriccio di un qualsiasi spietato
mago. Jinn costretti ad uccidersi tra amici.
E
dunque.
Nathaniel
– si parla ancora del primo libro, quindi chiedo perdono per gli
errori – è un giovanissimo mago – leggo su Internet che avesse
15 anni, ma io me lo ricordavo assai più giovane – altero e
sprezzante, ma anche involontariamente goffo. Tutto ciò che vuole è
dimostrare quanto vale al mago che l'ha adottato e alla comunità
intera dei maghi. Invoca Bartimeus di nascosto, facendo 'sì sfoggio
di una mente superiore, ma anche di tanta sfortuna, perché
malauguratamente la moglie del mago che l'ha in custodia, lo chiama
per nome mentre il jinn è ancora presente. Ed è nei nomi che sta il
potere, il che ribalta la situazione tra Nathaniel e Bartimeus.
Eppure
tra i due nasce un qualcosa, uno strano rapporto di amicizia, ma
anche di maestro-allievo. Bartimeus odia i maghi per quello che
fanno, eppure si convince di poter 'salvare' Nathaniel, tanto
giovane, dalla spietata idiozia che lo attende. Certo, non gli
risparmia insulti e battute sprezzanti, ma neanche lo abbandona al suo
destino.
L'ambientazione
consiste in un'Inghilterra alternativa e rivisitata, dominata dai
maghi che – e questo viene narrato dal secondo libro in poi,
L'occhio del Golem, in cui viene introdotto il meraviglioso
personaggio di Kitty – usano i propri poteri per assoggettare il
resto della popolazione in un regime fatto di silenzio e terrore.
Mentre
il primo libro è – quasi – tutto risate e divertimento – sì,
nonostante la situazione dei jinn – dal secondo in poi la serie
prende tutta un'altra piega. Si parla della situazione degli umani
'non maghi', di quello che devono subire. Compare appunto Kitty, una
ragazzina che odia i maghi e che vorrebbe riuscire a ribaltare il
sistema sociale.
La
narrazione è tripartita, si va dalla prima persona di Bartimeus alla
terza persona di Nathaniel e di Kitty. Nathaniel che si fa strada
nella società dei maghi, ambizioso quanto un Serpeverde, Kitty che
lotta e ringhia, Bartimeus che cerca di tenere Nathaniel ancorato a
se stesso per evitare che diventi come tutti gli altri.
Mi
rendo conto che delle trame sei singoli libri ho detto molto poco.
Però datemi retta e basta, è una trilogia meravigliosa, di cui ho
apprezzato ogni pagina, anche quelle che mi hanno fatta piangere come
una fontana. È perfetto, finale compreso. Non capisco perché non
abbia avuto lo stesso successo di Harry Potter, perché per me lo
merita eccome. E lo dico da Potterhead convinta.
Ed
ora tristemente torno ad affaccendarmi in altre faccende.
Faccende
brutte che prendono il nome di 'studio' e 'Dio perché non sono
andata a zappare'.
Buona
giornata.