Sono
uno scrittore ma nessuno mi crede, scritto da Silvia Pillin,
edito da Zandegù nel 2013. Dunque.
Questo
ebook ha, secondo me, un grande difetto. Ed è il titolo. Un titolo
che, se non avessi letto questo post su StartfromScratch
– blog che adoro e consiglio – forse non l'avrei mai letto né
preso in considerazione. Invece di considerazione ne merita un sacco.
Tanto
per cominciare l'autrice, Silvia Pillin, sa di che cosa sta
parlando. È tuttora un'aspirante scrittrice, ha frequentato corsi di
scrittura, collezionato torri di manuali e, ovviamente, ha scritto.
Un sacco. Vuole quello che vogliono coloro che devono leggere
l'ebook, però ne sa infinitamente più di loro. O di noi. Coff coff.
Perché oltre ad essere un'aspirante scrittrice – non
wanna-be-scrittrice, attenzione. Aspirante. - è anche editor da
anni, il che implica che ne sappia a pacchi del mondo editoriale in
generale e di tutti quei meccanismi che portano un editore a
scegliere un certo manoscritto.
È
un manuale svelto, interessante, in certi punti anche divertente. È
diviso in tre parti, la prima dedicata al percorso di scrittura di un
libro, la seconda su come è meglio porsi davanti a un editore nella
presentazione della propria opera e la terza racchiude domande e
consigli a colleghi editori e scrittori. Tra l'altro compare anche
l'Editorinmaniototo, di cui seguo gioiosamente il blog.
Dunque,
sono d'accordo con Silvia più o meno su tutto. Sulla necessità di
leggere per scrivere. Anzi, di amare la lettura. Sull'impegno che
dove necessariamente prendere la costruzione dell'opera, che io vedo
come un'impalcatura da innalzare faticosamente, una struttura solida
e grezza da ricoprire con una trama ben fatta. Silvia mette in
guardia contro una buona dose di errori, parla della regola 'show,
don't tell', di dialoghi inconcepibili e trucchi per mantenere alta
l'attenzione del lettore. Ammetto che buona parte di queste 'regole'
vengono abbastanza naturali a chi abbia dimestichezza con la lettura
critica, però non tutte. E con altre credo di non essere del tutto
d'accordo. Diciamo che, secondo me, la ridondanza e un certo
barocchismo stilistico possono anche avere un loro perché se si
tratta di un certo genere di letteratura. Dopotutto molti autori
classici iniziano i loro libri enumerandoci una serie infinita di
informazioni non sempre utili, eppure non per questo mettiamo giù il
libro. Dipende dal genere, dal nome in copertina, dalle premesse.
Certo, se mi accingo a leggere un thriller gradirei non mi venisse
spiaccicata sotto il naso una panoramica di venti pagine sulla
brughiera che circonda il protagonista, ecco. Però dipende. Secondo
me, eh.
Ho
apprezzato l'onesta durezza di Silvia. Ogni tot pagine si può
trovare un'esortazione al non prendersi in giro, al guardare in
faccia la realtà, una stilettata alla presunzione dei tanti
aspiranti – o come li chiamo io, wanna-be-scrittori – che si
autoproclamano geniacci e che scuotono tristemente il capo adducendo
le miriadi di rifiuti all'incomprensione di editor incapaci. Seh.
Credici tantissimo.
C'è
anche un pezzettino dedicato a quella turpitudine che è l'editoria a
pagamento. Non aggiunge molto a quello che chi è abituato a
girellare per siti/blog/forum librosi già sa, ma bisogna anche
pensare che questo ebook non è indirizzato solo a noi 'scafati'. Ci
sono anche gli ingenui. Tanti.
Poi
ci sono anche gli imbecilli, ma questo è un altro discorso.
Quindi,
se siete aspiranti scrittori ve lo consiglio. Un sacco. Perché è
pieno di consigli utilissimi. Altrimenti, se siete anche soltanto
interessati collateralmente all'argomento, dopotutto è un testo
breve e leggero, circa 50 pagine.
(E
costa anche poco.)