Non
so bene da che parte iniziare. Il fatto è che vorrei chiacchierare
di Persi in un buon libro di Jasper Fforde, (edito dalla Marcos y Marcos nel 2007, traduzione di Pier Francesco Paolini) solo che si tratta del
secondo libro di una serie, quindi sarebbe il caso che parlassi anche
di quello che lo precede, no? Però se parlo anche di quello, Il caso
Jane Eyre (2006, traduzione di Emiliano Bussolo e Daniele A. Gerwurz) dovrei specificare della catena di lettura che avevo
indetto un paio di anni fa, per festeggiare il raggiungimento dei 200
follower. Che poi a ben vedere sono a un passo dai 400 – Miracolo?
Massoneria? Fine del mondo? - e magari sarebbe il caso di
pensicchiare a qualcosa... che dite?
Dicevo,
se volete dare un'occhiata a chi ha detto cosa de Il caso Jane Eyre
andate su 'Premi e iniziative' lassù in alto, c'è l'elenco dei post
correlati. E la mia copia di Il caso Jane Eyre è meravigliosamente
piena di post-it e annotazioni delle blogger che hanno partecipato,
Eruanne, Camilla e Pitichi.
Altrimenti,
breve riassunto: le vicende sono ambientate nel 1985 di
un'Inghilterra alternativa e, dal nostro punto di vista, certamente
bislacca. La guerra di Crimea è ancora in corso, i libri sono
considerati tanto importanti da avere un reparto delle forze
dell'ordine specificamente dedicato – i detective letterari – e
fanatici di Shakespeare ti bussano alla porta in perfetto stile
testimoni di Geova per convincerti di una sua qualche identità.
Scoperte scientifiche assurde, clonazione, viaggi nel tempo e
quant'altro. È tutto spiegato benissimo, sia chiaro, ma è anche così
colorato... e dicevo, la protagonista è Thursday Next, una detective
letteraria. Lo zio Mycroft è riuscito a inventare il Portale della
Prosa, ovvero una macchina per entrare nei libri. Se la si utilizza
su una copia comune di un dato libro, solo quella verrà modificata
dai cambiamenti apportati dal lettore-turista. Se invece uno fa tanto
di entrare nel manoscritto originale, tutte le copie esistenti al
mondo verranno modificate di conseguenza. Quindi quando Acheron
Hades, malvagissimo super-cattivo, riesce a entrare nel manoscritto
originale di Jane Eyre, figuriamoci quello che non accade... e via
così. Spettacolare, fantastico, divertentissimo. Poi per i fan di
Jane Eyre...
Ecco,
col primo siamo a posto. Poi giusto ieri ho finito di leggere Persi
in un buon libro. E vi dirò che sono rimasta stupita dal mio
altissimo gradimento. Un paio di lettrici di cui mi fido un sacco mi
avevano avvertita che l'avrei trovato molto al di sotto di Il caso
Jane Eyre. Io invece devo dire che, nonostante l'incommensurabile
affetto per l'opera Brontiana, ho preferito questo secondo volume. E
forse anche di molto. Non so quante volte sono scoppiata a ridere, ho
sorriso riconoscendo una citazione o un personaggio, mi sono commossa
per le macchinazioni del caso, ho perfino abbracciato il libro.
Beninteso,
non posso dirvi esattamente cosa vi avviene, perché se
non avete letto quello che lo precede finirei per rovinarvelo. Ma la
potenza creativa di Jasper Fforde qui raggiunge livelli apocalittici.
Il mondo dei libri si spalanca realmente a Thursday e la chiama al
suo interno, comunicando con lei attraverso note a piè di pagina. E
poi il modo in cui vengono mostrati gli effetti dei viaggi del tempo,
quelle poche righe di confusione che poi vengono riconciliate con la
trama nel giro di qualche pagina.
Una
delle cose che ho adorato è il fatto che questo libro è consapevole
di essere un libro. E Fforde ci gioca, ci gioca un sacco. Riprende
abitudini e sensazioni cui tutti noi lettori siamo familiari e li
trasforma in segni e in passaggi. Pesca a piene mani, senza
esitazioni né mezze misure, dai libri che gli piacciono e ne tira
fuori decine di personaggi che riesce a fare propri senza mancare di
rispetto alle opere originali. Come il gatto del Cheshire – lo
Stregatto – e Miss Havisham di Grandi Speranze. Ricrea l'universo
sfaccettatissimo in cui vivono i personaggi dei libri. E anche il
mondo 'normale', quello fuori dalle pagine, non è che scherzi come
fantasia.
E...
no, davvero, l'ho adorato. Da morire. Oso dire – e qui tocchiamo
ferro, legno, eventuale strizzata testicolare e spruzzata di sale
dietro la spalla sinistra – che se mai dovessi finire in coma,
vorrei che mi si leggesse questo libro ad alta voce. Prendete nota, mi raccomando.
Mi
sono già lietamente ordinata i seguiti e li attendo con impazienza,
anche se la Marcos y Marcos pare non avere intenzione, per il
momento, di pubblicare i volumi dopo il quarto. Quindi me ne
rimangono solo un paio... suprema sofferenza. Spero vivamente che cambi idea il prima
possibile.
Superfluo
specificare quanto io consigli questo libro e il suo predecessore.
Meravigliosi.