Piccoli scorci di libri, ovvero recensioni assai brevi e poco impegnative #28

E dunque, buongiorno! Negli ultimi giorni i gatti sembrano aver deciso che la loro missione mattutina è svegliarmi litigando furiosamente, il che mi disturba non poco. Lato positivo, ho un po' più di tempo per scrivere post, anche se comincio a pensare che sia il caso di aumentare del 30% la dose di caffeina mattutina, visto che mi sta cascando la testa dal sonno. Yeeee.

L'ultimo ballo di Charlot di Fabio Stassi – Sellerio, 2013

Questo è uno dei libri che mi ha regalato madre per il compleanno. Non era nella lista, ma era un titolo che mi era capitato di adocchiare con interesse, soprattutto dopo che ne aveva parlato La Lettrice Rampante. È stato una piacevolissima sorpresa, in ogni senso.
Vediamo, la trama in breve.
Inizia con un Charlie Chaplin vecchio, anziano, un po' arrugginito. Come gli aveva predetto un'indovina decenni prima, attende la morte nella solitudine della sua stanza. E quando questa arriva, le offre uno spettacolo. Fanno un patto, una risata per un anno di vita. Ogni anno la Morte tornerà e Charlie cercherà di farla ridere. E questo è il presente, diciamo, del libro, suddiviso in brevi capitoli che fanno da intermezzo al resto della storia, una lunga lettera che Charlie scrive per il figlio più giovane, perché sa che non vivrà ancora per molto e vorrebbe dargli modo di conoscerlo, anche soltanto sulla carta.
Non sono un'esperta della vita di Chaplin, né una sua fervente ammiratrice, anche se ho guardato con piacere diversi dei suoi film e sono più che concorde nel definirlo un genio. Qui la sua storia è parecchio romanzata, ci sono buchi che vengono riempiti con scampoli di favole. Mi ha ricordato moltissimo Big Fish, il viaggio di un uomo straordinario che viaggiando conosce cose e persone assurde e meravigliose, ognuna delle quali finisce per lasciargli qualcosa. E viceversa.
Ho adorato come Stassi sia riuscito a rendere Chaplin un personaggio, prendendo dal vero, limando, aggiungendo, fantasticandoci sopra. E le storie che si intrecciano alla sua... beh, facciamola breve, mi è piaciuto un sacco. Quindi lo consiglio assai, soprattutto agli appassionati di cinema e di Chaplin.

Il sentiero di legno e sangue di Luca Tarenzi – Asengard Edizioni, 2010

Nella mia copia gioiosamente autografata. Sì, me ne sto bullando orgogliosamente.
Questo libro è strano. In senso buono. In senso ottimo. Nel senso migliore. È libro e metalibro, è pieno di citazioni e rimandi, confonde realtà e immaginazione – in modo perfettamente compatibile con la trama – e ti lascia con gli occhi pieni di una stranissima versione di Apocalisse. Più o meno.
Ispirato al caro vecchio Pinocchio, con alcuni dei suoi personaggi che vengono stravolti e rielaborati al limite del riconoscibile. Mangiafuoco – che non si chiama Mangiafuoco – è tremendo. In senso buono.
Ok, devo dare un senso a questi 'Tremendo! Orribile! Ma in senso buono'. Diciamo che la storia presentata in questo libro è orribile, perché parla di un mondo in cui l'uomo ha scoperto come mutare la materia grazie all'immaginazione. Non tutti ne sono capaci, possono farlo i Sognatori, le cui guerre hanno ribaltato il mondo come lo conosciamo adesso, lasciando liberi di vagare gli Incubi che hanno creato. E comprensibilmente, spesso compaiono elementi terribili a pensarsi, ma stupendi a leggersi. Perché l'ambientazione è spiegata e descritta meravigliosamente e splendidamente creata. Senza pedanteria, però chiara. Quindi, dicevo... ho spiegato quello che intendo con 'in senso buono'? Forse no.
Ad ogni modo, la storia ha inizio con un essere di legno (alias il protagonista, alias Pinocchio 2.0), che si risveglia steso su un tavolo nelle mani di due creature mostruose, a pochi metri dal cadavere di quello che è stato il suo creatore. L'essere di legno non ha alcuna memoria, ma è perfettamente funzionante grazie ai suoi 'circuiti' che sono stati rimessi in moto a forza dal Tarlo che si ritrova in testa.
Il Tarlo è fantastico, le chiacchiere con l'essere di legno (che ha scordato tutto, anche il proprio nome) sono dei divertentissimi siparietti. E il Tarlo Parlante ha mangiato il legno di un albero sapiente (adesso non fatemi spiegare...) e continua a citare e recitare pezzi di libri e film che ricorda soltanto lui. Cosa molto 'meta'.
Questa dovrebbe essere una recensione breve, quindi mi sbrigo. C'è un viaggio, c'è un tentativo di opporsi al proprio destino, Incubi, una Dea, tribù umane e Sognatori.
Unica pecca – secondo me – l'eccessiva spiegazione nel capitolo finale.

Quindi lo consiglio di brutto. Ma di brutto.