Piccoli scorci di libri, ovvero recensioni assai brevi e poco impegnative #29

Il richiamo del cuculo di Robert Galbraith (pseudonimo di J. K. Rowling) – traduzione di Alessandra Casella e Angela Ragusa – Salani, 2013

Non ho molta voglia di parlare del 'caso' che è nato attorno a questo libro per via della scelta della Rowling di pubblicarlo sotto pseudonimo, però mi sembra adeguato farne almeno cenno. Credo che abbia voluto semplicemente evitare i soliti 'Ma non somiglia a Harry Potter!' e le varie critiche dei detrattori 'a prescindere', che basano le proprie lamentele sulla quantità di copie vendute da un autore. E la capisco, mesi fa avevo iniziato a leggere Il seggio vacante già pronta a una lettura appena discreta, con le aspettative martoriate dalle recensioni, per poi accorgermi che si trattava di un romanzo eccellente. Quindi, beh, capisco la scelta.
Dopo di ciò... ammetto che Il richiamo del cuculo non mi ha del tutto convinta.
I personaggi principali sono Cormoran e Robin, lui investigatore privato ex-militare e lei la segretaria che gli viene mandata dall'agenzia interinale. Il filone principale della trama riguarda l'investigazione sull'omicidio di Lula, famosissima modella che la polizia è certa essersi suicidata gettandosi dal palazzo. Ma il fratello della vittima non riesce a capacitarsi dell'ipotesi suicida e si rivolge a Cormoran Strike e... beh, così via. Poi ci sarebbe il rapporto tra Cormoran e Robin e un pochino delle loro vite private. Ecco, avrei preferito se la Rowling avesse parlato più di loro, sono personaggi interessanti e sviluppano uno strano rapporto di amicizia, sarebbe stato bello vederli interagire di più. Invece quando non si parla dell'investigazione, si punta soprattutto sul passato di Cormoran, della sua relazione ormai conclusa con Charlotte. E trovo che Robin non compaia abbastanza, è un personaggio curioso, che pare una classica ragazza 'normale' ma poi si lancia in certi colpi di genio... non so, credo che avrebbe potuto fornire intermezzi più divertenti in mezzo alla catastrofica vita di Cormoran.
L'indagine è interessante, si svolge bene, ma non ho sopportato la soluzione finale. Proprio no. Soprattutto il modo in cui viene svelata, in un lungo spiegone.
Ora, non fraintendetemi, non voglio dire che non sia una lettura piacevole – perché la è – né intendo lamentarmi perché 'Ehi, ma non somiglia a Harry Potter!', però dopotutto... beh, leggo la Rowling da più di dieci anni e conosco e ammiro la sua abilità di muovere l'attenzione del lettore, di simulare, dissimulare, illudere, scherzare, ferire. E conoscendola, mi sento di dire che avrebbe potuto dare molto di più.
Spero che lo faccia nel prossimo.

Marziani, andate a casa! di Fredric Brown – traduzione di Salvatore Proietti – Delos Books, 2012

Chi mi conosce si è molto stupito quando ho annunciato di aver comprato, letto e assai gradito questo libro. È noto che ho una bassa sopportazione della fantascienza, proprio non mi attira. Preferisco pensare 'magia!' piuttosto che 'protoni!', ecco. Non è un giudizio oggettivo, è proprio questione di gusti.
Però se c'è una cosa che può zittire le mie riserve è un lampo di genio comico lanciato su una trama assurda e surreale. Adoro il 'reale' che si interseca con l'impossibile. E con questo libro succede. E ho riso un sacco.
Mondo reale, 1964.
Arrivano i marziani. Luke si sta preparando a scrivere un racconto di fantascienza, quando un marziano gli bussa alla porta. E Luke reagisce shockato, dandosi all'alcool e cercando di capire cosa stia succedendo, se l'alieno non possa essere un'allucinazione. Tra l'altro il suddetto alieno è insopportabile, inopportuno, fastidioso, antipatico e insultante. Ma non è così 'lui', sono così tutti i milioni di marziani che sono piombati sulla Terra quella notte.
E così, passando da una vicenda all'altra, ci viene raccontata questa strana invasione, che non è tanto violenta quanto barbaramente irritante. Gli alieni non odiano gli umani, ma li disprezzano e adorano prenderli in giro, fare scherzi stupidi, disturbarli, divulgare i loro segreti – visto che possono vedere attraverso gli oggetti. Tanti impazziscono, l'economia crolla – soprattutto quella dello spettacolo e della fantascienza – e il mondo pare destinato a sgretolarsi sotto il peso di tanta scocciatura. Sfortunatamente i marziani non sono tangibili. Sono visibili, maledettamente udibili, ma non possono essere toccati né, quindi, feriti. O scacciati.
Questo libro è geniale. E divertente. E lo consiglio assai.

(Mi viene ripetuto da millemila persone che Brown è una meraviglia soprattutto nei racconti brevi. Io non lo so perché non li ho ancora letti, ma riporto queste voci. Prima o poi dovrò recuperarli.)