C'è
stato un certo periodo, tra l'inizio e la metà della mia
adolescenza, in cui proprio non volevo credere che il mondo fosse
'tutto qui'. Ho sempre avuto un'immaginazione elastica e prepotente,
quindi non mi riusciva poi così difficile obbligarmi a credere
nell'impossibile, nel fantastico, nell'ineffabile. Setacciavo la vita
di tutti i giorni in cerca di segni, e se non ne trovavo li creavo di
sana pianta. Studiavo, anche. Conoscevo le feste e le divinità
celtiche, i nomi dei 72 spiriti salomonici, studiavo i sigilli dei demoni, quello che si diceva
potessero fare certe erbe. Cose così. E so che qualcuno storcerà il
naso, ma credo che sia stato un periodo davvero divertente. Un bel
modo per prolungare l'infanzia, giocare con le leggi del mondo.
Ecco,
leggere questo libro mi ha fatto rimpiangere di non aver proseguito
gli studi, né da autodidatta né all'università. Perché l'autore,
Luca Tarenzi, è laureato in Storia delle Religioni, e credo
che questo particolare corso di studi sia la causa principale della
ghiotta quantità di trovate meravigliose sparse in questo libro.
Madonna che figata. Uso di rado e con molta parsimonia questo
termine, ma stavolta ci vuole proprio. 'Awesome'.
Prima
di iniziare a parlare della trama, due parole sul titolo.
Non
mi piace. Nel corso del libro acquista un suo senso: viene da un
proverbio che non avevo mai sentito, 'Quando il diavolo ti accarezza,
vuole l'anima'. Ecco, va bene. Bella citazione, ha un suo perché. Ma
toglila dal suo contesto, e pare un titolo da goth-harmony. Mi
spiaccio di tale scelta, anche perché mi è parso di capire che lo
stesso Tarenzi non ne sia particolarmente soddisfatto. So che aveva
proposto L'ora del diavolo (che secondo me ci sarebbe stato
benissimo, ma vabbé), ma pare non ci sia stato verso. Quindi boh,
ecco spiegato il perché del doppio titolo del post.
Tra
l'altro credo che questo libro sia stato uno dei primi passi della
svolta di cui parlavo nello scorso post, quando ciacolavo di L'età
sottile di Dimitri. È un fantastico dichiaratamente
italiano e Salani l'ha pubblicato nel 2011, quindi... beh,
dai, la smetto di cincischiare. Mi limito solo ad annuire contenta
per la scelta.
Tutto
inizia a Milano, di notte, vicino alla Stazione Centrale. Alcuni
ragazzi stanno evocando Arioch, un demone potentissimo, che nasce e
sorge al centro di un pentacolo, grazie al sacrificio di un clochard.
Il rito sta volgendo al termine, Arioch ha ricevuto il suo compito –
una ragazza da uccidere – e sta per bere l'offerta di sangue,
quando un angelo si abbatte su di loro, uccidendo gli evocatori e
tentando di eliminare Arioch. Il demone, non ancora in pieno possesso
delle proprie forze, rischia di soccombere, ma viene fortunosamente
aiutato da Lena, una ragazza che si trovava da quelle parti per
soccorrere l'amica sonnambula.
Arioch
riesce a uccidere l'angelo, ma è comunque ferito e finisce per
svenire. Senza pensarci troppo, Lena lo carica in macchina e lo
trascina ancora privo di sensi nel proprio appartamento sia per
curarlo, che per capire esattamente a cosa ha assistito.
E...
beh, gli ingranaggi si mettono in moto immediatamente. Parallelamente
alle vicende di Arioch e Lena, assistiamo alle giornate di Khaled,
figlio di un djinn (spirito orientale. Più o meno.) che lavora come
kebabbaro e vive nel terrore di essere scoperto dagli Angeli, che lo
eliminerebbero immediatamente se sapessero che riesce a cogliere le
loro conversazioni nel Primo Cielo. È grazie a Khaled che riusciamo
ad avere una prospettiva più ampia sugli Angeli e quello che
vogliono, visto che origliamo insieme a lui le loro accalorate
discussioni.
Lena
è una ragazza forte, decisa, orgogliosa. Studia veterinaria, lavora
in un pub, manda a quel paese un ex rompiscatole e drogato. Mi è
piaciuta molto. Si sente responsabile per Sofia, una cara amica che
non ha mai conosciuto il padre e la cui madre si dà al massacro di
neuroni a forza di psicofarmaci. Peccato che sia anche la ragazza che
Arioch è stato evocato per uccidere.
Però
Arioch non è malvagio, è solo 'disegnato così'. E a suo modo...
Oh
beh, poi ci sono altri personaggi belli. Settala – a quanto pare è
tratto da un tizio che esiste davvero – è spettacolare. Una specie
di educato scienziato pazzo. E Azazel, un demone che vive più o meno
stabilmente a Milano. E poi il mercato. Il bellissimo mercato, che mi
ha ricordato molto – immagino che il rimando sia voluto – quello
di Nessun Dove.
Dicevo,
più su, che ci sono un sacco di belle trovate, pescate assai
probabilmente da qualche esame di Storia delle Religioni. Ecco, la
creazione dei servitori degli angeli, i rephaim, è perfetta.
Veramente. E quel particolare oggetto in possesso di Azazel. E le
cose che trova al Mercato. E gli indovini. E... beh, eccetera.
Altra
cosa che ho gradito immensamente sono i combattimenti. Sono resi
davvero benissimo, mi è capitato di rado di leggerne di così belli.
E
poi sono tanti. Il che, dal mio umile punto di vista, è simbolo di
gioia.
Quindi
sì, direi che si può facilmente intuire che mi è piaciuto. Un
sacco. E lo consiglio violentemente. Ma proprio di cattiveria.