Squadra che vince, pulisce gli spogliatoi - Ovvero, best-seller troppo facili

E dunque, buongiorno. Anche se è ho dormito così poco e male che a un eventuale 'buongiorno' mi verrebbe da rispondere con un'intensa botta di turpiloquio.
Lo scorso post, quello su Lucca, è stato un allegro resoconto di un paio di bellissime giornate, quindi giustamente, per mitigare l'eccesso di gioia, questo sarà un post di lamentela. Che mancava, no?
Ah, a parte il fatto che sto leggendo Il sentiero di legno e sangue di Tarenzi e mi sta piacendo un sacco.
Dicevo, come posso appropinquarmi all'argomento?
Ecco, c'è una cosa che non sono mai riuscita a capire nel comportamento di tante case editrici. Si dice che esordire sia impossibile – a parte il fatto che se fosse vero, gli scrittori si sarebbero estinti da tempo per mancanza di ricambio generazionale, ma vabé – e che le CE puntino soprattutto a portare a casa più vendite possibili grazie allo sfruttamento intensivo di autori già noti. Ecco. Questo cozza con l'evidenza di autori, seppure famosissimi in Italia, le cui opere vengono tradotte col contagocce, nonostante sprizzino odore di best-seller da ogni poro.
Tralasciamo i classici, i cui diritti magari sono già scaduti da anni, come le introvabili opere di George Eliot (a parte Middlemarch e Il mulino sulla Floss) o perfino Villette e Shirley di Charlotte Bronte. Sarebbe troppo facile.
Prendiamo Anne Rice, scrittrice delle Cronache dei Vampiri, iniziata con Intervista col Vampiro. La mia generazione la adora e idolatra, le dedica interi scaffali nelle proprie librerie, la segue con amore su Facebook e si danna l'anima perché sono anni che non viene portato in Italia qualcosa di suo. Certo, non è più il fenomeno di una volta, ma il suo pubblico è vasto e affezionato. E poi quanto potrebbe volerci per portare un personaggio già così noto all'attenzione di nuove fasce di lettori?
Eppure pare non ci sa la minima intenzione da parte della Longanesi – o di altre case editrici – di pubblicare le sue opere. Il che per me è abbastanza assurdo.
E poi abbiamo i romanzi per adulti di Roald Dahl, uno dei quali, Lo zio Oswald, è proprio appena uscito per Longanesi. Il che è un enorme passo avanti, ma immagino concorderete con me nel dire che è veramente inspiegabile come un nome di tale portata non sia stato pubblicato in toto, in cofanetto, in mille versioni diverse. Cristo, Roald Dahl.
E poi Terry Pratchett, della cui triste sorte mi sono già ampiamente lamentata qui. Ecco, nel suo caso siamo quasi alla pari tra libri pubblicati in Italia e libri che ancora languono in attesa che a qualcuno salti in mente che, non so, magari sarebbe anche il caso di tradurli. Così, per dire. No pressure. Si tratta solo di un fenomeno mondiale.
Ci sono anche un po' di libri mai tradotti di Philip Pullman. In realtà non ne ero a conoscenza fino a poco fa, ho giusto dato una controllatina a Wikipedia.
Già che c'ero ho anche pensato di dare un'occhiata alla pagina di Diana Wynne Jones.
Quella inglese, perché in quella italiana venivano riportate solo le opere tradotte. Ecco, mi fa male il cuore a vedere quanto di non-pubblicato rimanga, visto che si tratta di una delle mie autrici preferite. Certo, c'è anche da dire che in Italia non si tratta affatto di un nome così famoso, è conosciuta soprattutto per Il castello errante di Howl, ma essendo una meraviglia di scrittrice, la cosa mi addolora laddove non mi sconvolge.
Devo decisamente smettere di controllare gli autori su Wikipedia, ogni 'clic' è un colpo al cuore. Jonathan Stroud, non ti sapevo così prolifico. Non me lo sarei mai immaginato, visto che qui è stato pubblicato circa 1/3 delle tue opere. D'altronde si tratta soltanto dell'autore della celeberrima Trilogia di Bartimeus, che sarà mai.
Poi ci sarebbe Scott Lynch. Tempo fa ne avevo parlato un sacco, di Lynch. Ecco, recensione di Gli inganni di Locke Lamora e due parole su I pirati dell'Oceano Rosso. Come per Pratchett, parliamo di un fenomeno editoriale di incommensurabile portata che qui da noi è rimasto nell'ombra al punto di finire fuori catalogo. Eppure si tratta di due dei libri più meravigliosi che io abbia mai letto in vita mia. Lamentarmi di un errato product placement non è lo scopo di questo post. Quello verrà dopo. Intanto, dei due libri già citati da qualche mese è uscito l'attesissimo seguito, The Republic of Thieves, che qui da noi nessuno ha intenzione di pubblicare. Serie interrotta. Non me lo sarei mai aspettato dalla Nord. Coff.
Certo, anche per Lynch vale quanto ho detto per la Jones. Non si tratta di un nome famosissimo in Italia, quanto di un autore che ha enormi possibilità di diventare un super-best-seller, se trattato degnamente. O anche poco meno di degnamente, si tratta di opere così meravigliose che basta una spintarella, un colpo di vento, un minimo di qualcosa per trasformarli, anche in Italia, nei fenomeni editoriali che sono altrove.
Ecco, non riesco a concepire lo spreco. Questo 'Squadra che vince, la teniamo a pulire gli spogliatoi'. Perché cavolo? Per tutti questi autori dovrebbe valere quello che attualmente vale per Gaiman o per la Rowling, ovvero un 'macchia d'inchiostro su un tavolo o lista della spesa, pubblicheremo qualsiasi cosa tu voglia scrivere'. È un po' quello che sta accadendo con le vecchie opere di George R. R. Martin, che la Gargoyle e la Mondadori stanno poco a poco portando anche da noi. Perché se hai nelle tue scuderie un nome di questa importanza, perché diavolo non dovresti sfruttarlo?

Mah. Innanzi a questo amletico dubbio, vado a studiare.