Desolation
Road di Ian McDonald, tradotto – meravigliosamente –
da Chiara Reali, primo libro edito da Zona42, più o
meno un mesetto fa. Un libro, tecnicamente, di fantascienza. Più o
meno. Anzi, più e basta. A un'ambientazione effettivamente
fantascientifica – la sovrappopolazione sul nostro pianeta si è fatta insostenibile, e Marte è stato colonizzato con successo –
si accompagnano uno stile fluido, leggero, bello. Di solito non cerco
la 'bellezza' nella scrittura, perché temo sempre che vada a scapito
della leggibilità. In questo caso no, ci sono dei punti in cui le
parole sono così belle e potenti da trasportarti nel mezzo della
scena e... beh, è una buona cosa. Una rara e ottima cosa. E poi
l'inventiva e l'assurdità, lasciate scivolare nella storia
così delicatamente che non sfiorano mai il grottesco o l'abominio.
Fantascienza e realismo magico. Tanto realismo magico.
Allora,
veniamo alla storia. Desolation Road racconta dei ventitré anni di.... beh, di Desolation Road. Una fermata decisamente non prevista lungo la
ferrovia nel mezzo del Grande Deserto del Quartosfero
Nord-Occidentale che poco a poco si fa città. A iniziare tutto è stato il dottor Alimantado, uno
studioso perso per il deserto e guidato da una strana creatura
antropomorfa verde fino a una specie di oasi. Vicino ai binari della
ferrovia c'è l'enorme corpo meccanico di una creatura vicina alla
morte, e Alimantado vi si installa in attesa del prossimo treno.
Poi
arriva Jericho, ex-capo di un'organizzazione di famiglie criminali
inseguito dai sicari.
Poi
arriva Rajandra Das, col suo dono per le macchine.
Poi
arriva la famiglia Mandella, col patriarca Haran, Rael ed Eva,
incinta.
Poi...
beh, poco a poco arriva un po' di gente.
Alimantado
è considerato il capo morale della minuscola cittadina, e sono lui,
Jericho e Rael a organizzare Desolation Road in piccoli lotti e ad
assegnarli a tutti quelli che, per caso o volutamente, finiscono a
fermarsi.
Arriva
Persis Tatterdemalion, arrivano i fratelli Gallacelli, arrivano i
Tenebrae e gli Stalin, i Quinsana e... eccetera.
Di
ogni personaggio è raccontato l'arrivo e abbozzato il passato.
Ognuno si crea un piccolo spazio all'interno di Desolation Road. I
bambini nascono, crescono, alcuni restano e alcuni se ne vanno. I
piccoli Mandella che vengono stregati dallo spettacolo itinerante di
Adam Black, con le sue Lezioni Stravaganti, e mentre il fratello
viene maledetto da una razionalità estrema, la sorella rimane preda
del misticismo totale.
Angeli
meccanici e gli scorci di una religione fatta da macchine, forse
perché le macchina erano su Marte da prima che arrivassero gli
uomini, e il legame tra i due organismi si è fatto più stretto.
Una
corporazione enorme, che domina il mondo intero, fatta di corruzione,
spersonalizzazione, distratta malvagità improntata al profitto.
Le
storie su Desolation Road iniziano semplici, con pochi personaggi,
accadimenti piccoli o grandi che colpiscono una manciata di persone.
Poi la lente si allontana da Desolation Road per seguire coloro che
se ne vanno, e impariamo quello che succede al di fuori, e man mano
che Desolation Road si ingrandisce, i suoi problemi diventano sempre
più gravi.
Non
è un libro di cui è facile parlare. Inizia in sordina, un minuscolo
assembramento di case in cui spuntano strane creature – l'angelo
meccanico, La Mano che suona la chitarra e richiama la pioggia... - e
poi comincia a parlare di morte e terrorismo, di corporazioni
senz'anima e lotte sindacali. Di liberazione e di devastazione.
Desolation
Road dura ventitré anni e riesce a cambiare il mondo.
Vorrei
essere in grado di rendere pienamente giustizia a questo libro, ma
non credo di esserci riuscita. Solo che... è così 'tanto'. Non lo
racchiudi in una recensione. Dovresti scriverci un altro libro.
Ad
ogni modo, lo consiglio barbaramente e con possanza. È così bello e
strano e fantasioso, però non abbandona la storia alle divagazioni
oniriche.
La
smetto di divagare, va bene. Ma cavolo, bellobellobellobello.