Piccole cose belle #3 - Traduzione in copertina

Dunque, era un po' che non trovavo piccole cose di cui rallegrarmi. Probabilmente me ne sono passate accanto a centinaia, senza che ci facessi caso. Poi ieri sera stavo finendo di leggere Traslochi di Hebe Uhart, una delle prime pubblicazioni della Calabuig, e chiudendolo l'occhio mi è finito sul nome della traduttrice in copertina. Ho girato un po' lo sguardo, ho preso dal comodino Correzione di bozze in Alta Provenza di Cortàzar, edito dalla SUR, l'ho girato e ho trovato il nome del traduttore sul retro. Mi sono alzata, sono andata a sbirciare sugli scaffali delle mie librerie, e ho trovato che il riconoscimento della traduzione fino sulla cover, fronte o retro che sia, è di uso alla Zona 42, alla Voland, alla minimum fax, alla Del Vecchio e alla Jo March.


 
Saranno piccole cose, saranno ancora poche le case editrici che riconoscono l'importanza del traduttore fino a dargli spazio sulla copertina – che io personalmente a certi nomi faccio caso, se leggo Silvia Pareschi o Matteo Codignola al posto di Pinco Pallino, il valore del libro per me sale di un paio di tacche, che una traduzione fatta bene è impagabile – però è già qualcosa.
Eddiamine, perché non rallegrarsi delle piccole cose belle, quando se ne ha l'occasione?