Piccoli scorci di libri #47

Invero deficito grandemente del tempo che mi sarebbe necessario per chiacchierare degnamente delle letture fatte. Tra la tesi da consegnare e l'ultimo, dannatissimo esame che ha saputo trasformare un progetto da sei crediti in una gigantesca rottura di scatole mangia-ore, sarebbe il caso che tenessi ben chiusi libri e browser.
Però mi mette tristezza non aggiornare il blog per troppo tempo, quindi mi piego al mio capriccio e torno a chiacchierare di un paio di libri che mi sono lietamente accaparrata al Salone.
Chiedo venia in anticipo per i probabili errori grammaticortografici. Il tempo è quello che è, e la caffeina mi fa tremare le dita sui tasti.
Frattanto, avverto che da qualche tempo non riesco a postare commenti, nè su questo blog nè in quelli degli altri. Perciò perdonate la mia caparbia mancanza di interazione, non è snobismo, ma analfabetismo digitale. Accetto assai lietamente qualsivoglia consiglio su come risolvere il problema.
L'eredità di Louisa May Alcott – traduzione di Valeria Mastroianni e Lorenza Ricci – Jo March, 2015

Sappiamo tutti benissimo chi sia la Alcott, ma è sempre bene ricordarlo. L'autrice di Piccole donne, Piccole donne crescono e tutti i vari seguiti. E questo è la sua prima storia completa, scritta a diciassette anni, tornata alla luce pochi anni fa sottoforma di manoscritto in una biblioteca universitaria. La cosa triste è che ricordo pochissimo delle sue piccole donne, perché ne ho letto che ero ancora alle elementari. Ricordo qualcosa di una festa, ricordo Jo che è la beniamina di chiunque legga Piccole donne. Ricordo l'atmosfera, soprattutto, e ricordo che lo leggevo in soffitta perché c'era più silenzio, e mi piacevano l'odore di polvere vecchia, e la luce calda della lampadina appesa al soffitto così basso che in certi punti dovevo abbassarmi anch'io. Però non ricordo quasi nulla della storia, oltre a quello che ho appreso da altre fonti, e questo mi spiace. Avrei gradito certamente di più L'eredità, se avessi potuto cercarvi i germi di quella che sarebbe diventata Louisa May Alcott.
La storia è semplicissima. In una bellissima casa nobiliare in Inghilterra vivono gli Hamilton. Lady Hamilton, una donna capace di amare soltanto i propri figli, la giovane Amy e il fratello Arthur, la malvagia cugina Ida e la protagonita Edith Adelon, un'orfana di origini ignote raccolta dal defunto Lord Hamilton durante un viaggio in Italia. Poi c'è Lord Percy, sommamente giusto e buono, e l'antipatico Lord Arlington. C'è la cattiveria della cugina Ida che non può sopportare Edith, c'è un mistero che viene svelato fin dal titolo. È una costruzione così semplice da apparire ovvia, e viene da guardarla con affetto, se si pensa che a scriverne è stata la Alcott. Quando l'ho preso allo stand della Jo March, ne ho appena chiacchierato con Lorenza, che l'ha definito “ingenuo”. Sono d'accordo, è una storia di un'ingenuità che difficilmente perdoneremmo ad autori meno giovani e di cui non conosciamo i capolavori. Eppure riesce ad essere piacevole, anche se in più punti fa sorridere per quanto è semplice.

Storie d'altre storie di Giovanni Arpino – Lindau, 2015

Anche questo figurava tra gli acquisti obbligati del Salone. Negli ultimi tempi, forse sotto l'influenza di Once upon a time, o magari pure OUAT è nata grazie a chissà quale convergenza di idee, sono tornate in auge le storie sulle storie che già conosciamo. Rielaborazioni, adattamenti moderni, nuove forme di “e se...?”, che personalmente adoro. Forse è perché posso baloccarmi nella semplicità di ciò che mi è già familiare, e che però mi viene proposto in maniera tanto diversa da divertirmi o sconvolgermi. Ad ogni modo, Storie d'altre storie dovevo averlo.
L'ho letto lentamente, un racconto per volta. Il mio preferito rimane forse il primo, quello su Cappuccetto Rosso che chiede al marito di procurarle una nuova pelliccia di lupo, che quella originaria è ormai vecchia e cenciosa. Triste la storia di Lolita, come quella di Falstaff. Strane quella di Pinocchio e quella di Frankenstein. Non è il caso che ne parli troppo, perché sono racconti brevi, poche pagine e si sono già esauriti.
Però lo consiglio, quello sì. A chiunque adori le storie che parlano di altre storie.