Piccoli scorci di libri #48

Ebbene, ho scoperto che riesco a postare commenti senza alcuna limitazione su qualsivoglia blog, ma non dal mio computer. Il che significa che chissà cosa sarò andata a scaricare che mi ha sballato le impostazioni, 'cidenti. Comunque vuol dire anche che mi basteranno pochi minuti col computer della mia somma genitrice, per rispondere ai commenti, invece di lasciarli a spegnersi nel silenzio.

Noi di David Nicholls – traduzione di Massimo Ortelio – Neri Pozza, 2014

Non ho ben chiaro perché di Nicholls abbia letto soltanto Un giorno, che pure ho estremamente adorato, visto che in Italia sono stati pubblicati altri due libri, disponibili in economica. Eppure, chissà perché, il mio secondo incontro con l'autore è stato con questo Noi, amorevolmente passatomi da Irene/Nereia, di cui consiglio ripetutamente e con assoluta convinzione il blog, LibrAngoloAcuto.
Dunque, il narratore è Douglas, sulla cinquantina. Sposato con Connie, con la quale ha un figlio di diciassette anni, Albert. Premetto che prima di iniziare la lettura avevo letto peste e corna su Connie e Albert, anche se non ricordo dove. In realtà a me Connie piace molto, così come mi è piaciuto Douglas. È Albie che mi sta orrendamente sulle scatole. Un ragazzino viziato che continua a ferire suo padre perché questo non è la persona che vorrebbe. Va bene, Douglas è impostato, è prevedibile, e ommioddiononsiamai, ha alte aspettative per suo figlio. Però è una brava persona, e non c'è niente di male ad essere convenzionali. Connie poi è all'opposto, questa donna meravigliosa piena di vita e interessi, ancora un'entusiasta a cinquant'anni. Ecco, quello che non ha funzionato tra lei e Douglas, e che nelle prime pagine la convince a mettere un grande punto interrogativo sul loro matrimonio (un “credo che ti lascerò” rilasciato di notte, sotto le coperte) è che i due hanno un'idea molto diversa di legame. Almeno secondo me. Douglas è totalizzante, Connie rimane una e indipendente. Non lo so, è un'idea che mi sono fatta.
Ma dunque, la trama. Albert sta per partire per il college e i genitori decidono di portarlo in giro per l'Europa in una specie di “grand tour”, a visitare le città d'arte e i musei. Douglas fissato con l'organizzazione e le sue guide turistiche, Connie e il figlio vorrebbero godersi il panorama senza sentirsi subissare di nozioni.
E va avanti così. Succedono un sacco di cose, mentre Douglas racconta di come ha conosciuto Connie, quanto si sono adorati per anni, della nascita di Albert... decenni condensati in poche centinaia di pagine.
Raccontato così però può sembrare una lunga e noiosissima tirata sulla vita di coppia. Niente affatto. È Nicholls, il che assicura un tono leggero ed estremamente british. Però assicura anche temi tutt'altro che frivoli e allegri, dai cui toni si risale poco a poco per un sorriso più tenue.

Ultima – La città delle Contrade di Carlo Vicenzi – Dunwich, 2014

Questo era finito nella lista degli acquisti imprescindibili del Salone da quando in libreria (la Miskatonic University, se state dalle parti di Reggio Emilia consiglio plurimamente di farci un salto) se l'era giocata con Codex Gilgamesh e Nero Eterno per tornare a casa con me. Col primo ho scoperto che adoro lo steampunk, e ringrazio chiunque voglia darmi ragguagli e consigli sul genere.
Dunque, Ultima.
È un libro di cui non mi è facilissimo parlare, perché è uno di quei casi in cui fabula e intreccio non collimano. Perché se la trama e l'ambientazione sono ganzissime, e potenzialmente lo sono anche i personaggi, il modo in cui queste sono raccontate non mi ha convinta del tutto. Non che ci siano errori grossolani o che non sia plausibile, anzi. Piuttosto, il problema è la mancanza di tensione verso la scoperta. Ogni volta che un problema viene presentato, viene accompagnato dalla sua soluzione. Non si lascia al lettore il tempo di chiedersi cosa succederà, o perché un certo personaggio si comporti in un certo modo, i sospetti non riescono ad alzarsi che subito la risposta viene esplicitata.
Dunque, la trama. Che quella è indubbiamente ganza.
Ci troviamo a Ultima, l'unica città italiana sopravvissuta alla devastazione di una guerra globale. È circondata da mura altissime, perché possa proteggersi dal mondo esterno, razziato da bande di predoni e tagliagole. È divisa in Contrade che mandano i propri campioni a combattere ogni anno perché venga così deciso a chi debba essere assegnato il governo della città di anno in anno. Durante un combattimento nell'Arena, Demetrio Deisanti viene incastrato: gli viene data in mano un'arma con una lama nascosta perché ferisca gravemente il proprio avversario, e venga così escluso dai giochi. Demetrio non tarda a rendersi conto di un complotto per fare fuori i campioni di alcune contrade. Viene accolto da due ragazze della “Cornacchia”, la contrada delle spie, Miranda e Veronica, una geniale ingegnere(ssa?) meccanica e una meravigliosa guerriera. Si uniranno altri personaggi, si visiteranno alcune contrade particolarmente interessanti – mi sarebbe piaciuta qualche pagina in più dedicata a quella dei Corsari – e poco a poco la macchinazione viene alla luce.
E dunque, ribadisco quanto già detto: la storia è fantastica, ma non è raccontata nel migliore dei modi per via dell'eccessiva esplicitazione. Spero che Vicenzi riesca prossimamente ad affinare le proprie doti narrative, perché sarebbe bastato poco per rendere questo libro un'incontrastata figata