Piccoli scorci di libri #56

Questo post sarà scritto con un'evidente assenza di cura stilistica e grammaticale, poiché tra un paio d'ore dovrò salire sul treno che da Torino mi riporterà a casa per Natale, e al momento ristagno in pigiama, con una valigia vuota e un letto disfatto a farmi da contorno. Ci sarebbe da cronometrarmi.
Dunque!

Dentro c'è una strada per Parigi di Novita Amadei – Neri Pozza, 2014

Quando è uscito questo libro ero ancora immersa nello stage in libreria. È stato uno dei piccoli casi dell'anno, che la gente veniva a richiedere espressamente e che andavano via con una certa velocità. Il Premio Neri Pozza per gli inediti è ancora una novità, e questo libro è il vincitore assoluto della prima edizione. Vediamo.
In un certo senso l'ho trovato onesto. Si presenta come un libro francese, col rimando a Parigi fino nel titolo e la Torre Eiffel che si staglia in copertina. L'autrice effettivamente vive in Francia, e deve aver respirato l'aria del luogo fino a sradicare quella italica. Ho trovato che fosse un libro puramente francese. Che questo sia un complimento o una critica, non sta a me dirlo. Dipende dal personale gradimento verso la letteratura francese contemporanea. Io ammetto che un certo tipo di letteratura francese non la posso soffrire. Tipo L'eleganza del riccio. Venti pagine e pregavo per l'ecatombe.
Ma dicevo, Dentro c'è una strada per Parigi. Che in realtà mi è piaciuto abbastanza, pur essendo lontano dai miei schemi di gradimento. Scorre bene, è scritto bene. Racconta – e finalmente ci arrivo – delle vicende di Martha, una donna che di recente ha divorziato dal marito e ancora più recentemente ha perso il lavoro. Vive con la figlia di tre anni che è tutto il suo mondo, e intrattiene una calorosa amicizia con Adèle, un'anziana vicina di casa. E in questo libro c'è la storia di Martha che si incrocia con quella di Adèle. Ma non è nemmeno la storia della loro amicizia. C'è una storia d'amore, quella di Martha con un altro abitante del palazzo, che però sento di non aver capito del tutto. E un po' penso sia la “francesità” dell'atmosfera a impedirmi di comprendere pienamente il rapporto tra i due.
E dunque, il mio consiglio dipende molto dai gusti di chi legge. E no, la cosa non è così scontata. Ci sono libri che si consigliano da soli, che bisogna leggere e basta, pure se si esce dal proprio tracciato. Questo invece l'ho sentito più settoriale, ecco. È un bel libro e mi è piaciuto nonostante non sia il mio genere. Non sono certa che possa essere la regola, ecco.

Ammazza un bastardo! dei Colonel Durruti – traduzione di Alessandro Bresolin – Spartaco, 2007

La biblioteca centrale di Torino mi perplime, perché è a scaffale chiuso e per prendere i libri in prestito bisogna compilare un foglio con tutte le informazioni prima che un addetto lo vada a recuperare. Tra l'altro il mio foglietto era andato disperso, e sono rimasta appollaiata contro il bancone per mezzora prima che mi venisse in mente di chiedere se ci fossero problemi. Però non è male come offerta. Non è Reggio Emilia, questo no. Ma non è male. Tiene anche case editrici un po' più piccole e ganze, come appunto la Spartaco, la Las Vegas e la Del Vecchio.
Dunque, Ammazza un bastardo!. L'idea di partenza è fantastica, da qualunque punto la si guardi. All'improvviso Parigi – ehi, che coincidenza! - si ricopre di manifesti viola che invitano i cittadini a liberarsi di un bastardo. Che la società ne è satolla e schiacciata, e liberarsene è cosa buona, giusta e salubre. In soldoni. Firmato, il Soviet. E il libro racconta in capitoli brevi e spigolosi del Soviet, della polizia che cerca i colpevoli, di coloro che trovano ispirazione nel manifesto e agiscono di conseguenza. Del viola che si sparge, di un ispettore un po' nel mezzo.
Noterete l'assenza di nomi in questa mini-quasi-si-fa-per-dire recensione. Il fatto è che potrei anche andarli a cercare tra le pagine, ma non so quanto avrebbe senso. Se la storia è veramente ganza, la realizzazione è un po' piccata dall'assenza di personaggi ben costruiti. Li ho sentiti tutti simili, intercambiabili. Non mi basta che gli autori mi specifichino che questo poliziotto è così, io voglio sentire che è così. Non sono molto chiara, ma penso capiate.
Quindi anche con questo libro rimango un po' indecisa, nel mezzo. La storia è fantastica, l'idea di base è interessantissima. Rimane il fatto che la realizzazione mi ha lasciata un po' freddina, ecco.