È
da un po' che ho delle perplessità, da quando ho iniziato a ricevere
mail da vari uffici stampa e da autori interessati a farmi avere il
loro libro. Non voglio ergermi a ruoli che non mi competono, come
quelli di una persona retta dal punto di vista della netiquette,
visto che non rispondo quasi mai a suddette mail se non per accettare
libri gratis. Non è cattiveria né snobberia, è più questione di
tempo e distrazione, e me ne vergogno un sacco. Ma non è delle mie
falle umane che volevo ciacolare. Piuttosto, due parole sugli uffici
stampa.
Penso
che questo post mi sia sovvenuto dopo averne letto la controparte di
Carlotta, redattrice e ufficio stampa di Las
Vegas qui, sul blog della casa editrice. Scartabellate,
che è pieno di articoli interessanti. Quello cui faccio riferimento
dà qualche consiglio ai lit-blogger per quanto concerne il loro
rapporto con gli uffici stampa. Io, trovandomi dall'altro lato del
suddetto rapporto, ho deciso di dare qualche indicazione a chi invece
deve rivolgersi ai lit-blogger. Perché credetemi che ce n'è più
bisogno di quanto non si pensi.
Uffici
stampa. Ce ne sono di meravigliosi. Mi vengono in mente almeno
quattro esempi perfetti che magari non riporto perché sarebbe
proprio una ruffianeria imperdonabile. Però senza starci neanche a
pensare troppo, sono diverse le case editrici che mi sovvengono,
quindi non mi sto riferendo agli uffici stampa in generale, ci
mancherebbe. Sono pure una lit-blogger scroccona della peggior
specie, con che faccia potrei farlo?
Però
devo dire che qualche perplessità ce l'ho, e qui vedrò di
sviscerarle.
Quella
più scomoda consiste nel non essere sempre certa se mi si stia
offrendo un libro in lettura o se non si tratti semplicemente della
segnalazione delle ultime uscite. Non che la seconda soluzione mi sia
di per sé invisa, ci sono case editrici di cui ho soltanto piacere
di conoscere le pubblicazioni. Ma quelle due-tre righe per chiarirmi
se quelle pubblicazioni me le si stanno offrendo o meno, ecco, mi
farebbero comodo.
Una
cosa che non mi crea disturbo, ma che piuttosto mi fa ridere un
sacco, è quando mi si appella come a “Gentile Redazione”, con
sperticato uso di plurale ed eventuali riferimenti a una testata
semi-professionale che, si può ben vedere, questo blog non
rappresenta manco per sbaglio. Capisco che scrivere mail
personalizzate per ognuno dei blog da contattare sia una faticaccia,
ma penso che cercare di dare almeno la vaga impressione di sapere con
chi si stia parlando... non so, io un pensierino ce lo farei.
Una
cosa che mi lascia decisamente perplessa è l'invito a eventi sparsi
in tutta Italia che non sempre hanno a che fare coi libri; mi chiedo,
in questi casi, quale sia lo scopo effettivo della comunicazione.
L'impressione è che mi si voglia affidare, in quanto blogger, il
compito di segnalare suddetti eventi, altrimenti non riuscirei
proprio a capirne il senso. Ma a me, come lit-blogger e come essere
umano, cosa può mai fregare della Sagra del Fagiolo a Pizzo Calabro?
Poi
ci sono le cose divertenti: gli inviti a partecipare a contest
bizzarri o a blogtour in cambio della gloria o della possibilità di
vincere copie di libri urfidi a dir poco, con condiscendenti
strizzate d'occhio, manco ti stessero offrendo chissà quale
ghiottissima occasione; o messaggi che mancano in punteggiatura se
non in grammatica, gonfi di refusi. Mi è capitato di ricevere una
mail che pareva la risposta a un mio assenso alla partecipazione a un
incontro, cosa che per qualche ora mi ha mandata nel panico:
possibile che avessi preso un impegno così lontano da casa per poi
dimenticarmene a quarantotto ore dallo stesso? A ripensarci, si
trattava sicuramente di un messaggio di gruppo malamente costruito,
ma il nome di quell'ufficio stampa lo ricordo con particolare
fastidio.
Dunque?
Finora in questo minestrone di post mi sono lamentata e basta, e
dubito che sia abbastanza. Quindi i miei personalissimi consigli
sono:
Evitare
l'eccesso di formalità, perché – eccetto qualche caso particolare
– non state parlando con redazioni professionali, ma con gente che
chiacchiera di libri e affini per puro divertimento. In quanto
lettori, siamo tutti parte della testa comunità, quindi reciproca
pacca di riconoscimento e via.
Pensate
a cosa state scrivendo e a chi: non so gli altri, ma io alla lunga mi
stufo di ricevere segnalazioni e offerte di libri che chiaramente non
azzeccano niente coi miei gusti.
I
blogger non sono uffici stampa, ed è abbastanza irritante essere
trattati come i minion dell'editoria. Non siamo qui per fare vendere
copie a chicchessia; il blogger segnala ciò che lo interessa, e se
questo porta vendite alle case editrici, buon per loro, vuol dire che
stanno facendo un ottimo lavoro. Ma non siamo una vetrina
pubblicitaria.
Siate
chiari e brevi. Dite chiaramente cosa volete: personalmente ho deciso
di non fare segnalazioni né interviste ad autori di cui non conosco
benissimo la produzione, ma ci sono blogger assai più liberali con
lo sfruttamento dei propri spazi.
Però
date almeno le informazioni di base riguardo al libro – o
all'evento – di cui state trattando. Mi è capitato di ricevere
messaggi con biografie completissime dell'autore e manco una mezza
riga sul libro. E visto che è col libro che i lit-blogger dovrebbero
avere a che fare, è un problema.
Rileggere
per evitare i refusi dovrebbe essere sottinteso, ma tant'è.
Ora,
sottolineo che ogni lit-blogger è un caso a sé. Certi non hanno una
linea editoriale precisa, non si pongono grandi limiti e magari sono
pure contenti di fungere da vetrine per gli editori. E se va bene a
loro, va bene anche a me. Ma un messaggio, anche inviato a cascata, è
letto individualmente da ogni destinatario. Consiglio di tenerlo
presente ogni volta si intenda contattare un blogger, per
qualsivoglia ragione.