Piccoli scorci di libri #58

La principessa sbagliata di Ester Trasforini – Gainsworth, 2016

Questo libro l'ho conosciuto grazie a un fortuito intrico di social network. Avendo conosciuto internettosamente l'autrice da qualche parte tra facebook e forum scrittevoli, ne ho letto fin da prima che venisse pubblicato, e la copertina mi era diventata curiosamente familiare quando è stato il momento di abbrancarlo al Salone del Libro. Soprattutto, come tanti lettori, pregustavo Fiorenzo.
La principessa sbagliata riprende uno degli archetipi narrativi più vecchi del mondo, ma ribaltandolo come un calzino al duplice scopo di fare riflettere chi è troppo giovane per essersi fatto un'idea sulla bistrattata questione di genere e fare ridere noialtri che ci sguazziamo. C'è una principessa rapita e segregata da un terribile drago, e c'è una conseguente ricompensa per colui che riuscirà a liberarla. Una ricompensa in denaro e la mano della pulzella. Poi c'è Gemma, giovane boscaiola che decide di affrontare la perigliosa missione per potersi appropriare della ricompensa in denaro. Com'è giusto e ovvio che sia, poco dopo l'incontro con la principessa ci renderemo conto – e Gemma con noi – che le cose non sono affatto quelle che sembrano. Cosa che secondo me si capisce già dalla copertina, che inizialmente me l'aveva fatta valutare non del tutto positivamente.
La principessa sbagliata è un romanzo fantasy per ragazzi che parodizza il fantasy, cosa che personalmente non cesserò mai di gradire. Forse manca di sottigliezza quando rompe la quarta parete, riempiendo le scene di stereotipi del fantasy – la frettolosa comparsa di Gandalf, le battute sull'ascia di Gimli etc – ma qui direi che va molto a gusti. Io, personalmente, ho gradito molto.
Fiorenzo è fantastico. Fiorenzo è il personaggio che mi ha convinta del mio bisogno di questo libro. Uno zombie bigotto e rompiscatole che si unisce a Gemma e alla “principessa” per ragioni di puritana improbabilità, e che mi ha ricordato con infiniti moti d'affetto il contesto di anziani liguri con cui ho trascorso buona parte della mia vita. Mi fa ancora un po' strano, qui a Torino, quando gli anziani mi ringraziano per aver tenuto loro aperta la porta. Non ci sono abituata.

Di metallo e stelle – L'apprendista di Leonardo di Luca Tarenzi – Gainsworth, 2016

Che io adori Luca Tarenzi, narrativamente e umanamente, è cosa ormai nota. Ne ho chiacchierato qui, qui e qui per poi intervistarlo qui. Si tratta di post vecchiotti, ma di cui ribadisco i contenuti ciclicamente. Peraltro, avendo assistito a una conferenza fin troppo breve qualche giorno fa durante Vaporosamente, cui partecipavano anche Julia Senna e Aislinn (anch'ella notoriamente nel mio personale Olimpo del fantasy italiano), ho scoperto che Di metallo e stelle si ricollega a una specifica branca dello steampunk denominata “clockwork punk”, che si differenzia dallo steampunk come viene genericamente inteso per una tecnologia che non si appoggia all'uso del vapore, bensì della meccanica. Nel clockwork punk, Leonardo Da Vinci è un po' l'eroe designato della situazione.
Ancora non ho detto nulla riguardo alla trama, però. È il 1499 e ci troviamo nel Castello Sforzesco dal quale Ludovico Sforza domina Milano. Giacomo da Vimercate ha diciassette anni, è l'allievo di Leonardo e sta terminando di dipingere il ritratto di Cecilia Gallerani, meglio nota come La dama con l'ermellino. Nel frattempo il Castello subisce la minaccia esterna di un'invasione francese e la minaccia interna di un assassino senza volto. Il libro si apre così, con il tonfo di un soldato che cade dalle mura e dal ritrovamento del suo cadavere.
Va da sé che Leonardo è collegato al mistero, e che Giacomo, il protagonista e narratore, intende fare luce sulla morte dei disgraziati e sulla strana creatura che ha visto arrampicarsi sulle mura esterne di una torre. Difficile dire di più senza svelare troppo.
È un libro semplice, forse perfino troppo, nella costruzione; la trama si svolge con naturalezza, senza intoppi. La storia d'amore tra Giacomo e Cecilia, il rapporto tra Giacomo e Leonardo, il rapporto tra Giacomo e la creatura. Quello che ho sinceramente adorato di questo romanzo è l'uso dell'alchimia, più che della meccanica, descritta con le invenzioni ipotizzate ma mai realizzate da Leonardo. Non posso dire granché, ma ammetto che mi ha fatto venire voglia di approfondire tematiche che, in gioventù, ho soltanto scalfito.

(È un romanzo di Tarenzi, il consiglio è praticamente sottinteso.)