Il mio Salone-non-Salone

E dunque, è finito il Salone del Libro. Ci sono stata tutti i giorni, come gli altri anni, ma non è che abbia molto da raccontare, principalmente perché quest'anno ero lì con la biblioteca, a salvaguardare lo stand Nati per Leggere e non è che mi fosse dato tantissimo di girellare per i fatti miei tra editori e presentazioni. Oddio, qualche giro coi colleghi l'ho anche fatto, ma quando si tratta di libri sono una cacciatrice solitaria, e quando sono in compagnia tanto vale essere alla Fiera del Borlotto.
Quel poco che posso dire del Salone, è che è stato un bel Salone. Che gli amici editori con cui ne ho parlato si sono dichiarati più che soddisfatti, sia come presenza di pubblico che per le vendite. Pare che ci sia voluta la minaccia di una fiera concorrente per risvegliare un po' di affetto per il Salone di Torino; bene, no? Io trovo di sì. Spiace per tutti quelli che hanno perso soldi e tempo a Milano, che quello non si augura a nessuno. Ma.
Di incontri ne ho seguiti pochi, tralasciando quelli nelle vesti di pseudo-bibliotecaria. Giusto quello sul fantasy organizzato dalla Gainsworth il sabato mattina, tenuto tra gli altri da Aislinn, Luca Tarenzi e Ester Trasforini. È un appuntamento annuale cui tento sempre di non mancare, perché vengono fuori sempre spunti interessanti – e poi Luca sarà sempre in cosplay, anche questa è una felice certezza.


E poi? E poi ho continuato coi miei obblighi bibliotecari. Questo Salone per me è stato molto poco Salone, ma non è che me ne possa lamentare, il blocco è tutto da parte mia. Mi viene un po' da citare il finale di Fight Club, quel “You met me at a very strange time in my life”. Non è che sia un brutto periodo, anzi, di rado sono stata così felice. Ma è come se tutte le mie energie fossero risucchiate dal cambiamento – mio – e non riuscissi a concentrarmi davvero su nient'altro. Non sono riuscita nemmeno a prendere accordi per incontrare amici e conoscenti al Salone, figuriamoci per le chiacchiere con gli editori – a parte un paio che via, non passarci è un torto a me stessa.
In compenso sono stata l'acquirente della domanda antipatica, “Ma ci sono sconti se si acquistano più libri?”

Ma basta parlare delle mie magagne. Ho fatto acquisti, ne sono estremamente soddisfatta. Avrei voluto farne di più, ovviamente, ma le finanze sono quelle che sono e allo stand Black Coffee avevano finito Lions, quindi niente. Ho incrociato un paio di editori che non conoscevo e che mi pare promettano assai bene, come Carta Canta, Atmosphere e appunto Black Coffee. Mi ha fatto piacere oltre ogni dire constatare quanto CasaSirio, così giovane, stia camminando salda e spumeggiante sulle proprie gambe; mi pento di non aver fatto più acquisti da LiberAriaIl rifugio delle puttane lo stavo tenendo d'occhio più o meno da quando è uscito, accidenti.

Non ho altro da aggiungere, se non per allungare inutilmente il brodo.
È stato un Salone-non-Salone per me, ma un ottimo Salone per tutti gli altri. I libri c'erano, anche se inizialmente ero troppo scorata per gli editori assenti per accorgermene.
Mi ci vorranno millenni per leggere tutto ciò che ho preso – ho ancora libri intonsi dai Saloni di due-tre anni fa, per dire.

Siate felici, oggi. Diamine.