La petite di Michèle Halberstadt

Oggi ero presa bene, in biblioteca. Mi sono piazzata al banco prestiti, di fronte al pc; c'era poca gente, eravamo in orario di pausa pranzo. Apro word, inizio a scrivere la recensione, la voce mi fluisce tra le dita con insperata facilità.
E poi niente, arriva la collega simpatica che mi dice che mi stanno aspettando per mangiare nel retro. Chiudo il file, vado, si chiacchiera e alla fine Collega Simpatica mi fa pure le sopracciglia. Ho forse il diritto di lamentarmi? Un paio d'ore prima mi aveva pure dato un cioccolatino. Mi sento vagamente viziata.
Dunque, La petite di Michèle Halberstadr, edito da L'Orma Editore nella traduzione di Elena Cappellini. Un libro piccolo, svelto, piacevolissimo. Preso al Salone un po' a scatola chiusa, dopo aver guadato con estrema attenzione l'offerta presente. Penso che quest'anno L'Orma sia l'editore da cui ho fatto più acquisti. E diamine, non me ne pento.
Di che parla La petite, questa storia piccola come la protagonista? Parla di una ragazzina, una dodicenne che un bel mattino si sveglia, si prepara per andare a scuola e, prima di uscire, ingerisce tutti i sonniferi che trova in casa. Ed è lei a raccontarlo, delle prime ore di lezione in cui comincia a sentirsi assonnata, della professoressa che la manda in infermeria vedendola così pallida.
E poi della sua vita, così breve e così vuota, di quello che poco e poco l'ha spinta nel baratro. Della morte del nonno, del silenzio che si è autoimposta, del muro che si è costruita attorno. Sono gli anni '60, ha una sorella maggiore bellissima che riesce in tutto ciò che fa, una madre troppo rigida, un padre assente. Basta questo per uccidersi? Penso di sì, dipende dalla persona che si è, da come si reagisce alle cose. E la petite non reagisce. Si lascia ferire e si rimpicciolisce. Rimpicciolisce fino a sperare di scomparire, piuttosto che rimanere così piccola.
Eppure, e questo forse può stupire considerando il tema, è una lettura piacevole. Lo stile è leggero, si va avanti senza angoscia, piuttosto con un lieve sentimento di comprensione.
Lo consiglio, lo consiglio moltissimo. Non è una perla, non è quel romanzo prezioso che bisogna leggere assolutamente. Non è Espiazione, non è Pastorale americana. Piuttosto è una conchiglia che si trova sulla spiaggia; una di quelle piccole e bianche, che ti porti a casa perché in qualche modo, neanche tu sai come, ti ha conquistata.