Quando si
parla del legame tra libri e libertà, il discorso tende a farsi
immediatamente solenne. Nell'immediato ho pensato di parlare di Jane
Eyre – originale, eh? – e subito dopo di legarla ad alcune
eroine di Jane Austen, soprattutto a quella che mi è piaciuta di
meno, Fanny Price di Mansfield Park.
Poi ho
pensato a mio nonno, che per la libertà, un concetto che oggi
possiamo rigirarci comodamente tra le mani, ha combattuto sul serio,
mio nonno con la sua biblioteca infinita, con quella fame di libri
che l'ha abbandonato solo negli ultimi anni di vita, – e questa
cosa mi farà sempre un po' male.
Poi ieri ho
iniziato a leggere Il lungo sguardo di Elizabeth Jane Howard,
nonostante avessi in lettura già altri quattro titoli – A noi
vivi di Heinlein, La dimensione oscura di Nona Fernandez,
l'antologia Ebrei contro zombie, Pulp di Bukowski.
Tutti libri che mi attirano per un motivo o per l'altro, che ho
iniziato con ingordigia, per pura golosità.
La libertà,
nella lettura, è soprattutto questa. Nonostante il post su Jane Eyre
e le eroine di Jane Austen fosse praticamente terminato, nonostante
la profondità del termine libertà, declinabile in tutte le
grandezze concepibili, ho deciso che avrei parlato di una libertà
più semplice, personale, quasi frivola. La libertà è anche il
diritto di mantenersi terra terra.
Credo che
l'amore per la lettura si sviluppi davvero quando hai la possibilità
di scegliere senza restrizioni cosa leggere, pescando nel
meraviglioso e nell'orrido, senza lasciarsi influenzare da ciò che
si dovrebbe leggere per essere considerati Veri Lettori, – come se
la ricerca del best-seller fosse un'onta, e quel Fabio Volo/Sophie
Kinsella fosse una macchia indelebile.
Ma libertà
è anche deprecare in allegria, e pure senza mettersi a lanciare
giudizi su quello che dovrebbe essere un Lettore, è bello ogni tanto
immergersi consapevole nel cattivo gusto, lasciarsi cullare da trash
e orridume, abbandonarsi all'imprevedibilità di mille cliché
malamente gestiti.
Libertà è,
come dicevo all'inizio, leggere più libri per volta, pur sapendo che
sarà più dura terminarne la lettura, quindi chissà quando potrò
parlarne qui sul blog. Libertà è anche scegliere di dedicare più
tempo a una lettura per potersela godere, anche se quel libro magari
l'ha mandato una casa editrice che ai suoi tempi un po' ci tiene, –
ma l'esperienza di lettura è sacra, individuale, alle altrui
esigenze si può pensare solo fino a un certo punto, altrimenti che
divertimento è?
Ultimamente
sono sempre impegnatissima, e il tempo per leggere si è fatto
miserrimo; leggo dove e quando posso, durante i pasti – e via di
macchie di caffè sulle pagine – e nella vasca, nelle sale
d'attesa, per distrarmi tra un dovere e l'altro.
Il legame
coi libri è personale, unico per ogni lettore. Una serie
indefinibile e cangiante di “cosa come dove perché quando” che
si attiva durante la scelta del prossimo libro, tutte le volte che si
allunga la mano verso un nuovo titolo.
Un
tempo gigioneggiavo, adolescente stolta e immatura, su ciò che si
dovrebbe leggere, oggi trovo una certa bellezza nel permanere di
scelte che non riesco a spiegarmi, nelle letture eminentemente
facilone e magari pure brutte. È bello che ci siano, e che chi ha un
determinato gusto possa trovare il suo libro.
Ed è bello
che la lettura rimanga fondamentealmente una scelta. Liberi di
fagocitare una biblioteca, o di darle fuoco lasciandola intonsa.
Buon maggio
dei libri, gente.
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