Disclaimer superfluo: adesso hanno inizio divagazioni assolutamente tralasciabili riguardanti il mio rapporto coi libri (svagato e idilliaco), quindi se sei in cerca di informazioni più precise sul mio percorso di studi o sulle mie pubblicazioni scendi fino alla prossima scritta in verde.
Prego.
Il Bosco Meccanico è un posto che ho in testa, quello dove le storie nascono, si sviluppano, si intrecciano tra loro – insomma, fanno un po’ quello che vogliono. L’immagine mi è venuta dritta dai fratelli Strugatsky, non da Picnic sul ciglio della strada – che comunque è un cult che si merita il ruolo che gli abbiamo affibbiato nella letteratura – ma da La chiocciola sul pendio. Un luogo-entità, che richiama a sé un umano che ne è sia affascinato che spaventato, e insieme un mistero che viene vissuto e cambiato da chi sceglie di abitarlo. Un’interazione, insomma, tra due antipodi.
In origine questo spazio si chiamava semplicemente La Leggivendola. È un blog che ho creato nel 2011, quando l’epoca dei blog iniziava a tramontare, e che incredibilmente ho continuato ad aggiornare con una certa regolarità. Chi mi conosce sa che sono una persona inaffidabile e disorganizzata, con pochi punti fermi: il primo, forse il più importante e certamente il più profondo, è il mio rapporto coi libri.
Mi sono innamorata di Italo Calvino due volte: prima con Se una notte d’inverno un viaggiatore, e poi con Le cosmicomiche. È l’autore che sceglierei, se mi venisse data l’opportunità di scambiare due chiacchiere con uno scrittore del passato. Mi definisco la lettrice ideale – cit. Umberto Eco – di Neil Gaiman, e considero Nessun dove il mio libro. Credo che L’arte della gioia sia uno dei romanzi più significativi del ‘900, e non la ritengo una lettura imprescindibile soltanto perché odio il concetto stesso di “imprescindibile”. Leggo molto, senza criterio: metà dei libri che prendo in biblioteca non riesco neanche a finirli. Mi attendono ancora diversi romanzi che mi sono stati omaggiati dagli editori al Salone del Libro del 2019. Leggo per divertimento, prima di tutto: che poi dal divertimento sia riuscita a elaborare diversi articoli pubblicati su riviste ben più autorevoli di questo blog, è una questione di mera fortuna. Mi guida il diletto. Non vivo, né scrivo, come Roberto Bolaño, ma aspiro a leggere come lui, e come credo leggessero Borges e l’amico Italo.
Molto bene, dopo questa pappardella del tutto prescindibile, avviso che da qui in poi la bio diventa seria e professionale – almeno nelle intenzioni, ma si fa quel che si può.
Mi
chiamo Erica, sono nata nel 1988 in Liguria e sono laureata in
Scienze della Comunicazione. La mia tesi, lunga quasi il doppio delle pagine richieste, si intitolava Sherlock Holmes e Jane Austen - I classici nella cultura digitale, ed è stata una splendida scusa per trascorrere mesi a rileggere e rivedere opere che già amavo.
Finita l’università mi sono spostata a Torino per frequentare il
corso per redattori editoriali della casa editrice Lindau,
e in seguito ho seguito il
corso dell’associazione Matita Rossa sulla revisione delle
traduzioni. Ho lavoricchiato in libreria, ho speso lo stage universitario nella biblioteca in cui ho trascorso l'infanzia - un'esperienza che mi ha portata presto a realizzare come delle biblioteche alle amministrazioni non freghi veramente mezzo ciglio - e ho trascorso uno splendido anno di servizio civile nelle biblioteche civiche di Torino - l'organizzazione era quella che era, ma lì in mezzo c'è chi si impegna davvero, e ha tutto il mio supporto.
Dal
2018 ho iniziato a pubblicare articoli su riviste culturali, tra cui
L’Indiscreto, Singola, Not e Il Tascabile.
Dal 2019 faccio parte della redazione di Rivista Spore –
Contaminazioni fantastiche
fondata e amorevolmente
gestita da Diletta Crudeli.
Diversi dei racconti
pubblicati dalla rivista sono passati per le mie mani di editor
rompiscatole: un’esperienza che so essere provante per gli autori,
ma alla fine siamo tutti contenti dei risultati - contenti davvero.
Nel 2021 sono uscite due pubblicazioni che mi hanno riempita di orgoglio: la prima è l’antologia Solo Andata Transilvania, che ho realizzato grazie alla collaborazione di diverse anime belle, e che potete scaricare gratuitamente da diversi store online. La seconda è Key-code, il mio racconto nell’antologia HUMAN/corpi ibridi, mutanti e fluidi nell’universo del possibile, edita da Moscabianca a cura di Diletta Crudeli e con prefazione di Antonia Caruso.
La mia email è laleggivendola@gmail.com, ma premetto che se non si tratta di collaborazioni non sempre rispondo: un po' per mancanza di tempo, e un po' perché con le energie che impiego a scrivere una mail recensisco tre romanzi, edito due racconti e pulisco casa, sanitari compresi. Bisogna scegliere le proprie battaglie.
Che altro dire? Ho una gatta che si chiama Kiki e mi riporta gli scontrini appallottolati, parlo troppo di politica e mi piacciono le luci di Natale anche a settembre. Buona navigazione. Anche questa chiusura, a ben vedere, è del tutto superflua.