Dunque,
vediamo. Il signor W. di Federica Leonardi, edito da La Piccola
Volante nel 2015. Mi permetto con sottigliezza di far notare
l'assoluta figaggine dell'immagine di copertina, soprattutto visto
che stiamo parlando di una piccola casa editrice. Bravo, Piccola
Volante.
Questo
romanzo mi è stato proposto in lettura dalla casa editrice, e come
raramente mi accade l'ho accettato senza alcuna titubanza, anzi, con
un certo entusiasmo. Che io di Federica avevo già letto qualcosa di
breve e sommamente ganzo, ovvero uno dei racconti che ha partecipato
e vinto il Transilvania Project.
(Iniziativa
da me ideata che per questioni di tempo non sto seguendo come vorrei,
ma che sta leeeentamente andando avanti. Non pensateci. Ve ne metterò
a parte quando sarà il momento. A breve, spero.)
Da
questo romanzo, dunque, sapevo cosa aspettarmi, e non sono rimasta
delusa per niente. Anzi. Certo, ci sono punti in cui l'autrice un po'
si perde nel verboso, e le descrizioni sono talvolta troppo pregne,
ma personalmente trovo che questo aiuti la costruzione dell'atmosfera
cupa e stagnante che dà un tono a tutto il romanzo.
Fin
dall'inizio Il signor W mi ha fatto pensare a un altro romanzo, letto
anni fa. Sto parlando di La meccanica del cuore di Mathias Malzieu,
edito da Feltrinelli. L'avevo recensito qui, e sono
sinceramente stupita nel rileggermi, ne parlo molto meglio di quanto
non ricordi. Oggi sarei decisamente più critica, ne ho un ricordo
quasi sciatto. Forse il tempo ha lavato via l'effetto dello stile, e
mi ha lasciato in testa la povertà della trama, la delusione per il
finale. Ad ogni modo, Il signor W. mi ha fatto ripensare a La
meccanica del cuore perché mi ha dato esattamente ciò che l'altro
libro aveva promesso, senza però rispettare i patti.
Vediamo
di essere più chiari – settimane di quasi inattività da tastiera
hanno reso i miei post ancora più confusi di quanto non fossero,
temo.
Qui
ci sono le vicende di pochi personaggi che si intrecciano attorno a
uno stesso mistero, partendo da punti nettamente diversi. Il signor
W, o semplicemente W, ha circa trent'anni, è un abitudinario
lievemente stempiato, abita in un palazzo di interesse storico, il
Whateley, nell'appartamento che gli ha lasciato il padre, scomparso
anni prima. Sta rischiando il posto, è stretto in una routine che lo
annoia e lo rassicura insieme. Tutti i giorni va a fare la spesa
nello stesso supermarket, chiede lo stesso etto di bresaola a Dora –
che non lo può sopportare – e poi va a pagare alla cassa da Samia,
per la quale ha una ricambiatissima cotta.
Samia
è una di quelle anime tormentate che quando le incontri non sai mai
bene se ci sono o ci fanno, dunque non capisci se sia il caso di
adorarle o lanciarle via come fossero arroventate. Fa parte di una
compagnia teatrale, non si toglie mai il ciondolo che le ha lasciato
la madre prima di morire. Prova per W. un misto di passione e
curiosità, trova che siano anime affini.
Poi
c'è il vicino di casa di W., cui continua a piovere in casa
dall'appartamento di quest'ultimo. Un anziano pieno di livore,
incattivito dalla pensione, imbastardito dalla noia. Odia W, vuole
scoprire che fine abbia fatto il padre, di cui ha ricordi non proprio
rosei.
Ci
sono anche altri personaggi, comparse che smettono poi di essere
comparse, diventano importanti. Dora, appunto, e Zerintia coi suoi
capelli accesi, il vecchio pazzo, Edmondo che è pazzo di Samia.
Ma
il punto non sono i personaggi, né la storia, quasi. Il mistero,
certo, quello conta, così come il modo in cui si ricostruisce pian
piano, e ognuno conduce al puzzle il suo piccolo pezzo di risposta.
Ma
il punto, dicevo, è l'atmosfera. L'atmosfera dei vecchi film di
Burton, ma più sporca, che qui è resa benissimo. L'aria
fuligginosa, più scura del normale, il viscidume da fogna. L'orrore
che sboccia alla fine. E non è annunciato né inaspettato, è
soltanto giusto.
Non
sono certa di avere detto granché per spiegare Il signor W. Temo di
essermi limitata a blaterare cose senza senso, sperando che un senso
si possa cogliere tra le righe. È un romanzo che mi è piaciuto più
di quanto non riesca a far capire, anche perché sento che scendendo
più nei particolari rischierei di rovinarlo. Io lo consiglio, ecco.
Magari
non a chi ha una spiccata fobia per gli insetti.