Di
western non ho mai capito granché; da piccola ho guardato allo
sfinimento i film di Bud Spencer e Terrence Hill, ma di Sergio Leone
e Tex Willer neanche a parlarne. Ecco, a darmi un'altra vaga idea di
quello che poteva essere il genere c'era giusto il terzo film di
Ritorno al Futuro. Per il resto, nisba.
Giusto
nell'ultimo anno ho letto Elementare, cowboy di Steve Hockensmith,
edito da CasaSirio, e mi era pure piaciuto un sacco, come si può
evincere nella recensione linkata poc'anzi. Ma cultrice del genere,
ecco, quello proprio no.
Solo
che mi sono ritrovata tra le mani Warlock di Oakley Hall in
biblioteca, e non è che fosse tanto il libro a ispirarmi; era
soprattutto una questione di casa editrice, che la Sur, nella collana
BigSur dedicata alla narrativa americana contemporanea, sta buttando
fuori una meraviglia dopo l'altra. E dunque eccomi con 'sto volumone
sotto il braccio, che però posso leggere solo a casa, perché pesa e
portarmelo dietro è una disfatta per la schiena. Lo leggo al mattino
appena sveglia, un po' la sera prima di dormire, ci metto un sacco di
tempo perché nel frattempo gli impegni incalzano.
Ma
è ganzo e bello e crudele, e l'ho letto con un tale piacere che
voglio sforzarmi di raccontarvelo, pure se scrivo dalla sala
consultazione della biblioteca, e devo spesso distogliere
l'attenzione in favore di un utente bisognoso di aiuto.
Warlock
è una cittadina di frontiera nel sudovest americano di fine '800. La
guerra con gli indiani è finita, le aziende hanno preso possesso
delle miniere e i minatori cercano di organizzare un sindacato, che
dall'alto fanno la cresta sulla loro vita; ci sono un dottore e una
donna piena di illusioni – su se stessa e sul mondo che la circonda
– denominata l'Angelo dei Minatori; manca uno sceriffo che si
limita a dare a Warlock una manciata di vice del tutto impreparati;
c'è una banda di fuorilegge che si frappone tra Warlock e la
legalità, che lo Stato è ancora un feudo claudicante e la legge è
una minaccia alla propria libertà. Ci sono persone che fanno scelte
dure contro se stessi e contro gli altri, ci sono pochi locali ma
tanti alcolici, ci sono bordelli e due forestieri; uno è Clay
Blaisedell, un famoso pistolero incastonato nella storia da uno
scrittore che gli ha fatto dono di due pistole dorate, a cui è stato
affidato il compito di marshal, il braccio armato della legge – che
può farsi anche boia. L'altro è Tom Morgan, che ha aperto un saloon
in cui si gioca d'azzardo, si beve e si suona perfino il piano. Tom e
Clay sono amici inseparabili, con una storia alle spalle che si può
solo intuire ma che nessuno sembra in grado di capire; agli occhi di
Warlock Clay è un eroe, Tom è una serpe.
E
poi c'è Bud Gannon, un ex-fuorilegge che se n'è andato da Warlock e
standone fuori ha trovato in sé un grumo di dignità che si è messo
a curare e rinforzare. Il libro inizia col suo ritorno a Warlock,
dalla magra accoglienza che le sue strade gli riservano, col beffardo
ruolo che il destino gli mette davanti.
Warlock
è un romanzo di scelte, contrapposizioni, responsabilità. Quel
concetto astratto e un po' vetusto sull'essere uomini, sul
sacrificio, sul fare ciò che va fatto a discapito di se stessi. C'è
tutta quella roba lì, ed è tanta e importante. Ci sono i rapporti
umani, soprattutto, e c'è un sacco di dolore, un sacco di orgoglio,
un sacco di incomprensione.
Io
lo consiglio; caldamente e a mani basse. Fan del western o meno. C'è
tutto un mondo.