Questo
libro l'ho preso di getto, una subitanea ispirazione che mi ha
colpita mentre scartabellavo lo store online Feltrinelli onde
spendere fino all'ultimo centesimo un graditissimo buono ricevuto.
Non sono stata a guardare granché la trama, è uno di quei casi in
cui ti fidi dell'editore pensando di conoscerlo abbastanza bene. Ora,
corrispondeva alle mie aspettative? Nì. Mi sono pentita
dell'acquisto? Proprio no.
Felici
tutti i giorni di Laurie
Colwin, edito da Sur
nella traduzione di Chiara Baffa.
Mi aspettavo qualcosa di ironico e tagliente, e un po' più malato.
Invece si tratta di una lettura leggera e leggiadra, divertente,
allegra a livelli natalizi. Tema principale, la vita di due coppie
legate dalla lunghissima amicizia – e cuginanza – dei due
giovanotti, Guido e Vincent. Il primo gestisce una fondazione che
investe nelle arti, il secondo è appassionato di rifiuti e
riciclaggio. Il primo si invaghisce della bellissima Holly, il
secondo della complicata Misty. Ne sono ricambiati in tempi
abbastanza spicci, e questo dovrebbe far chiudere il libro abbastanza
presto, in teoria.
In
teoria.
Perché
poi nella pratica Guido e Vincent continuano a struggersi di domande
e paranoie, incapaci di cogliere l'ovvio nella felicità delle due
donzelle al loro fianco. Guido, in particolare, sembra incapace di
veder sorridere Holly e rispondersi che è felice. Non sarò sessista
da sospirare “Ah, questi uomini!”, checché se ne dica gli esseri
umani sono incapaci di capirsi a vicenda pure senza mettere in mezzo
le faccende di genere.
Per
il resto, è difficile dilungarsi. Si tratta di una lettura
gradevolissima e scorrevole, ai personaggi ci si affeziona
facilmente, si ride un sacco sotto i baffi. Mi è stato detto che
tendo a fare troppo caso all'editore, quando mi trovo a scegliere un
libro, e forse è vero. In questo caso, mi viene da accostare Felici
tutti i giorni più ad Astoria che a Sur. Se siete altrettanto
pignoli riguardo alle altrui linee editoriali, capirete più che bene
ciò che intendo dire.
È
pure uno di quei casi in cui consiglio il libro con riserva. Me lo
sono bevuto nel giro di un viaggio, è stata una compagnia
piacevolissima e mi ha iniettato alte dosi di buonumore. Ma ieri,
mentre lo finivo spaparanzata accanto alla mia coinquilina, le ho
detto subito che non faceva per lei. È adorabile, ma non profondo. È
ironico, ma non crudele. Anzi. È un incontro gradevole, cui ci si
presenta a scudi abbassati. È intelligente e arguto, questo sì, e
critica senza mezzi termini il modo in cui le persone complicano le
proprie relazioni e si impediscono una comunicazione chiara e
cristallina.
A
me, personalmente, è piaciuto un sacco.